Il bambino di cristallo è la storia (vera) ma troppo edificante di una famigliola sfortunata anche se coraggiosa.
In questo periodo storico il mondo è devastato dalla scorrettezza più esibita in politica, mentre da anni nel privato tutti ci siamo più o meno adeguati alla “correttezza politica”, nelle parole e nelle azioni.
Il che vuol dire non impiegare più termini un tempo usuali ma adesso ritenuti offensivi e una maggiore attenzione a non ferire il nostro prossimo con atteggiamenti superficiali. Inoltre anche le autorità si sono indirizzate verso una maggiore assistenza ai bisogni di quelli che una volta si definivano “diversi” (guai usare la parola handicap).
Oggi quindi ogni famiglia che sia incappata in un problema legato a queste situazioni sembra obbligata a dichiarare di aver ricevuto una specie di “dono”, perché la situazione alla fine ha costituito per tutti un motivo di crescita, di miglioramento.
Discorso comprensibile, utopistico però e ipocrita, specie negli Stati Uniti dove qualunque problema che implichi assistenza medica diventa una vera tragedia, almeno per gente dal reddito normale, nell’assenza di una sanità pubblica. E anche le scuole sono lasciate da sole, con scarsissimi fondi, a gestire problemi pesanti.

Una famigliola che merita di essere felice.
In ogni modo, in qualunque nazione, alla fine le famiglie si ritrovano da sole ad affrontare certi problemi e spesso si spezzano sotto il peso dell’incarico. Tutto questo discorso per dire che non ci sarà spettatore del film Il bambino di cristallo che non uscirà magari sorridente e consolato dal sostanziale “lieto fine” della dolorosa vicenda della famiglia LeRette, ringraziando però in cuor loro il cielo o chi per esso, che non sia capitato a lui.
Perché le malattie gravi, in questo caso una forma di autismo opposta a quella che siamo abituati a vedere sugli schermi, qui un eccesso irrefrenabile di esuberanza, di ardua gestione, unita all’osteogenesi imperfetta, patologia genetica incurabile, mettono a dura prova anche i legami affettivi più saldi.
Scott e Theresa si conoscono, si innamorano, lei resta incinta e si sposano. Lei però è afflitta dall’osteogenesi, patologia che trasmette al piccolo Austin, che oltre che rompersi le ossa al minimo urto, sviluppa anche una forma di autismo che rende difficile la sua convivenza con il prossimo.

L’esuberante Austin e il fratellino Logan.
Nasce poi il fratellino Logan, le difficoltà economiche si aggravano, la gestione di Austin è sempre più problematica anche in ambito scolastico. Ne risente anche Logan. La coppia perde la casa, i problemi aumentano e Scott li incrementa affogandoli nell’alcol.
La storia è vera, tratta dal libro The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s Courage, and a Story of Unconditional Love di Scott LeRette (tutti i veri protagonisti si vedranno alla fine del film). Il bambino di cristallo non è neanche un film a tesi, è una storia edificante che vuole essere d’esempio, con una visione dell’umanità di una bontà quasi fiabesca in cui anche il bullo si ravvede.
Il film diretto da Jon Gunn e distribuito da Notorious, è la storia vera di una famiglia che ne ha passate tante, che ha rischiato di disfarsi, sola sotto il peso della sfortunata situazione che era loro capitata e che alla fine si vuol far passare come un dono (Austin è un figlio “speciale”). Dissentiamo ma questo non influisce sul giudizio riguardo al film.

Una difficile integrazione con il resto dell’ambiente scolastico.
Che è una dignitosa messa in scena, raccontata in parte attraverso dei flashback, interpretata con partecipazione da Zachary Levi (il simpatico protagonista dei due Shazam) e Meghann Fahy (vista in diverse serie tv come The Perfect Couple, The White Lotus, The Bold Type).
I due ragazzini sono Jacob Laval e Gavin Warren. Certo il film può dare conforto a chi si trovasse in una situazione simile a quella della famiglia LeRette (che sia per l’autismo o per l’osteogenesi imperfetta), il resto degli spettatori italiani ringrazierà di avere ancora la Sanità pubblica, pur con tutti i suoi limiti, ma non sarà tanto convinto che certe sfortune arrivino per migliorare la vita.

Certe sfortune sarebbe meglio non avvenissero o avessero un rimedio concreto e il Sistema non li lasciasse da soli a lottare contro situazioni più grandi di loro. Non ci sarà narrazione che ci convincerà del contrario.
Scheda tecnica:
Regia: Jon Gunn
Cast: Zachary Levi, Patricia Heaton, Jacob Laval, Meghann Fahy, Drew Powell, Gavin Warren
distribuzione: Notorious Pictures
Genere: drammatico