I morti non soffrono – Recensione

Con I morti non soffrono, Viggo Mortensen scrive e dirige un western crepuscolare che attualizza il genere con tematiche contemporanee.

Siamo nell’America del 1860, il paese è percorso dai tanti che sono sbarcati là in fuga dall’Europa, in cerca di un nuovo inizio. Ma le tante speranze si sono rivelate ingannevoli e anche nel Nuovo Mondo molti non hanno trovato quello che cercavano, che meritavano.

Due di questi profughi, miracolosamente, si incontrano. Sono Vivienne, di origini franco-canadesi, cresciuta nelle foreste con il mito di Giovanna D’arco, e Olsen, soldato danese fuggito da guerre infinite.

Scatta al volo la scintilla, lasciano la lurida San Francisco per gli incontaminati territori del Nevada, dove lui possiede una casupola in mezzo al nulla. Lui può vivere facendo il falegname per gli abitanti del paesello vicino, lei può coltivare i fiori con cui lui le riempie l’arida spianata.

Ma (c’è sempre un ma) nella zona c’è il solito proprietario terriero che vuole possedere anche le persone, ha il Sindaco in tasca e ha un figlio degenere, il solito psicopatico incontrollabile. Messi insieme questi elementi, non è difficile immaginare come andrà a finire, anche se la storia si arricchirà di un paio di varianti, protraendosi nel tempo.  


Viggo Mortensen Vicky Krieps

Due che finalmente potrebbero essere felici.

I morti non soffrono (imprecisa traduzione dell’originale Dead Don’t Hurt) è un “western” del nuovo millennio, che segue una tendenza che era iniziata molti decenni fa e oggi rende impossibile (se non per Taylor Sheridan) raccontare la conquista del West, e le avventure in quel periodo ambientate, senza un corredo di correttezza politica e, inesorabilmente, di metoo.

Perché, anche se in modo temiamo assai poco realistico, questi nuovi film (e serie tv) ci mostrano eroine impegnate in atteggiamenti e ribellioni che dubitiamo assai fossero allora possibili. Ma, se di donne indomite i western ce ne hanno mostrate tante, i cowboy/soldati così civili sono stati davvero pochi e quindi dovrebbe essere Olsen il punto di rottura della tradizione e non la donna, come invece viene da più parti sottolineato.

Viggo Mortensen, che scrive e dirige oltre che interpretare, riesce a far diventare poetica la storia d’amore fra l’uomo in cerca di un modo nuovo di vivere, che però è costretto a continuare a comportarsi come in quella vecchio, da cui era fuggito.


Vicky Krieps

L’eclettica attrice Vicky Krieps alza il livello della narrazione.

E la donna, esule anche lei, più colta, ricca di principi e ideali perché cresciuta imbevuta di miti (uno per tutti la Pulzella) vede in lui una limpidezza che non lo sottrarrà agli ideali con cui in fondo è cresciuto, portandolo di nuovo in guerra.

L’esistenza pacifica di Vivienne, rimasta sola, sarà vista come una sfida da chi proprio si rifiuta di vivere pacificamente. Il suo personaggio è accumunato da una particolare sventura a quello interpretato da Emily Blunt nella bella serie tv The English del 2022, anch’essa di ambientazione western, che meriterebbe un ripescaggio.

I morti non soffrono, distribuito da Movies Inspired, è un film realizzato formalmente con palese amore, la bella fotografia che indugia sui meravigliosi panorami naturali, la musica scritta dallo stesso Viggo, che inizialmente rimanda a Gustavo Santolalla, poi elegantemente sinfonicheggiante, la cura nella ricostruzione da parte della scenografia.


Viggo Mortensen Solly McLeod

Una scena classica del western.

Eppure riesce ad appassionare poco, anche nella messa in scena fredda e priva di epicità della scena finale, da classico western, mentre trova i momenti migliori nel lento costruirsi di un rapporto di vero amore fra i due protagonisti, grazie alla bravura dei due interpreti, di Mortensen è già stato detto tutto, la lussemburghese Vicky Krieps è la grande scoperta del cinema europeo di questi ultimi anni.

L’attrice alterna film commerciali come la recente rilettura dei Tre moschettieri, a produzioni più impegnate, sempre con grande classe. Mortensen conferma di saper anche dirigere bene, dopo Falling del 2020, in linea con gli attuali dettami di rilettura di un passato che ha perso ogni glorificazione, che bene descrive ambiente e sentimenti. Curiosamente ne esce un film esangue, incapace di lasciare un segno nella sua voluta mancanza di pathos.

Dead Don’t Hurt è un film asciutto come il ciglio dello spettatore, che pure assiste, senza davvero commuoversi, a una storia tragica, di speranze infrante, di diritti calpestati, di illusioni svanite. Il Sogno americano è nato già in agonia.

Scheda tecnica:

Regia: Viggo Mortensen

Cast: Viggo Mortensen, Vicky Krieps, Solly McLeod, Garrett Dillahunt, Danny Huston

Distribuzione: Movies Inspired

Genere: drammatico, western

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.