Heart of Stone con Gal Gadot, su Netflix, è un action al femminile che riprende senza originalità i temi classici del genere.
Rachel è un’agente dell’MI6 ma non uno di quelli d’azione, è un hacker eccezionale che lavora solo sui computer. Quando si trova costretta a intervenire durante una missione che va storta, rivela però doti da letale 007. Come mai?
Perché Rachel in realtà lavora per il Charter, una super-agenzia che protegge chi già ci dovrebbe proteggere dai cattivi. Ma a contrastare lei e i suoi compagni arriva un gruppo di agguerriti avversari, guidati da uno che ha da far pagare al Charter un conto personale.
Si combatte e ci si ammazza per un computer quantistico che può fare ciò che vuole, hackerare chi vuole, distruggere chi e dove vuole (sounds familiar?). Si tratta del Cuore, la IA che permette al Charter di essere una specie di occhio di dio, alle cui scelte tutti si piegano, anche se moralmente discutibili: al “cuore” infatti non si comanda, si va dove lui ci porta, si fa quello che lui ci comanda.
Da qui, immaginiamo, il gioco di parole del titolo. La formula fin dal principio ricalca un modello visto infinte volte, il team di un servizio o agenzia a caso, che si muove disinvolto e letale, spostandosi in giro per il mondo a caccia dei bersagli (qui si inizia nell’italiana Val Senales e poi si va a Londra, Lisbona, Senegal e Islanda).

Gal Gadot in azione, come sempre.
Sono agenti capaci di ogni genere di battaglia sul campo ma anche al chiuso di una sede foderata di computer, che lavorano per un bene superiore e arrivano là dove non possono (o non riescono) i servizi regolari ufficiali.
Rachel vegliava sui suoi compagni “regolari” come un angelo custode di cui loro ignoravano l’esistenza, le cose per lei cambieranno quando deciderà che le vite dei suoi compagni valgono di più delle decisioni del Cuore.
Un colpo di scena verso metà film dovrebbe risvegliare un interesse che si è già allentato, perché lo schema è il solito, un’alternanza assemblata con il bilancino di combattimenti, sparatorie, inseguimenti, trappole e inganni, con veloci accenni alle vite dei protagonisti, tanto per cercare di sottrarli alla piattezza della figurina. E nel frastuono dell’azione si perde di vista il tema dell’obbedienza cieca ai vari “Sistemi” e su quale dovrebbe essere il “cuore” da seguire.

Un gruppetto di super-agenti in borghese.
Gal fa tutte, ma proprio tutte le cose che avrebbe fatto Tom Cruise (ma lui le avrebbe fatte per davvero, senza stuntman e senza CG), performance con due tipi di paracadute, inseguimenti in moto, tuffi nei precipizi, perfino un atterraggio con tuta alare su una specie di dirigibile, dove si consumerà il combattimento finale.
Pure la sua psicologia come personaggio è clonata su quella di Ethan Hunt, e anche una sua magica invulnerabilità. Nel cast si ritrova Matthias Schweighöfer, che era il simpatico tecnico della cassaforte Dieter in Army of the Dead.
Qui è l’onnipresente compagno d’avventura di Rachel che tutto vede e prevede, ma da remoto grazie alle solite “diavolerie” tecnologiche, che la guida spostando cose come Cruise in Minority Report, che non si capisce mai davvero come funzionino ma va bene così.

Due donne che è meglio non infastidire.
Sophie Okonedo è la “capa” di Rachel, ovviamente scorbutica e severa come da manuale. Alia Bhatt è la giovane donna capace di diventare il vero ostacolo per Rachel, geniale quanto lei quanto ad hackeraggi ma non altrettanto a capire da che parte stare (personaggio poco riuscito, attrice poco carismatica).
Per i “Re di carte”, gli altri capi del Cuore, comparsata di lusso di Glenn Close, BD Wong e Mark Ivanir. Il principale fra i colleghi di Rachel è Jamie Dornan, alle prese con un personaggio al quale si è cercato di dare un background decente, ma anche qui si ricade nel già visto.
Gal Gadot, che abbiamo ritrovato nei finali di Fast X e Shazam 2, è sempre bella e statuaria e sembra pure elegante e fragile, nonostante sia capace di ogni tipo di performance atletica, ma non ha ancora trovato un film in cui le sia richiesto di recitare per davvero. Dirige Tom Harper, mettendo diligentemente in fila gli storyboard.

Per Heart of Stone, in streaming su Netflix, un tempo si sarebbe parlato di sceneggiatura fatta con lo stampino, pensando che una storia così sarebbe capace di scriverla chiunque dotato di sufficiente cultura cinematografica.
Oggi si può polemicamente pensare che dietro i nomi degli sceneggiatori ci sia l’ormai onnipresente IA, nutrita di tutti i Mission Impossible e qualche action al femminile. Andando avanti così, almeno in questo campo di copie senza “cuore”, non si prevede nessun happy ending.
Scheda tecnica:
Regia: Tom Harper
Cast: Gal Gadot, Jamie Dornan, Matthias Schweighöfer, Sophie Okonedo, Alia Bhatt, Paul Ready, Jing Lusi
Distribuzione: Netflix
Genere: azione