Havoc – Recensione

Havoc è un noir d’azione violentissimo, scritto e diretto da Gareth Evans e interpretato da un ottimo Tom Hardy, fra botte da orbi, ettolitri di sangue e centinaia di pallottole.

È stato Godzilla a insegnarci che le dimensioni contano. Ma sappiamo che contano anche quantità e qualità. Nel genere action ormai siamo abituati a combattimenti sempre più feroci e con tecniche sempre nuove, a sparatorie sempre più massicce con armi sempre più pesanti e spargimenti di sangue ormai fluviali, con esplosioni degne di geyser.

Questa introduzione per iniziare a parlare del film Havoc, su Netflix in questi giorni, che Gareth Evans scrive e dirige, come usa fare dai primi dei suoi non molti film, autore dotato di una sua poetica oltre che di un’estetica particolare, che aveva trovato il suo momento più alto in The Raid 1 e 2 (entrambi su Prime).

Sono film colpevolmente ignorati dalla distribuzione italiana (è andata meglio con la violentissima serie tv Gangs of London, di cui Evans ha diretto 5 episodi). Va detto inoltre che Evans è appassionato di combattimenti corpo a corpo e ha introdotto nel cinema l’arte marziale indonesiana Pencak silat.

Considerando che si tratta di un titolo “nomen omen”, perché Havoc significa devastazione, Evans riesce a incrementare il tutto, a fare più grandi le stragi grondanti fiumi di sangue, più numerosi i decessi e le pallottole impiegate per ottenerli (le pistole sparano a raffica come fossero mitragliatori) e più fantasiose le meccaniche delle morti.

Tom Hardy

Tom Hardy finalmente in un ruolo a lui congeniale.

La trama non è di particolare originalità, parliamo di poliziotti corrotti, convinti o in crisi, di mafie ad altissimo livello, di politici compromessi, di giovani che sgomitano per un posto in un mondo dove le possibilità di scegliere sono poche.

L’incipit è violentissimo, un inseguimento camion/auto che più che con l’ausilio della CG sembra proprio realizzato interamente con la IA, di cui solo in seguito capiremo l’importanza, perché sarà il pezzo estraneo che farà saltare per aria tutto il complesso ingranaggio narrativo.

Incontriamo poi Walker, il tipico personaggio da noir urbano, Il poliziotto disilluso e cinico, uomo in crisi con situazione famigliare devastata, che non ha proprio niente da trasmettere alla giovane donna sua recluta, una rookie che invece nel suo mestiere ci crede.

Tom Hardy

Quando il gioco si fa duro, Walker non si fa pregare e apre le danze

Il caso li richiama sulla scena di un massacro, che lo spettatore aveva già visto avvenire, e da lì entrano inscena tutti gli altri attori del dramma, fra cui soprattutto i capi delle organizzazioni criminali con legami di sangue che non garantiscono però la lealtà e quindi tradiscono o cercano vendetta.

E poi gli ex amici/colleghi di Walker ben decisi a fare fuori chiunque costituisca un pericolo per la loro fiorente attività. Il tutto con aggiunta di un politico che crede che il potere conseguito non implichi un prezzo da pagare e una spruzzata di killer (qui donna) particolarmente spietato e abile nelle arti marziali.

Le psicologie dei personaggi sono sommarie, rientrano nei vari cliché, Evans condisce con dosi massicce di adrenalina, di ettolitri di sangue e cariche esplosive a crivellare i colpi, pallottole come piovesse (non vorremmo essere uno degli addetti al controllo delle armi sul set, mestiere rischioso come abbiamo imparato guardando il docufilm Rust sull’incidente in cui è incappato Alec Baldwin), scarni dialoghi e la faccia devastata di Tom Hardy, qui perfettamente in parte e assai più valido che nei recenti Bikeriders o Venom, cui si contrappone sempre con estremo aplomb un glaciale Timothy Olyphant.

Funzionale il resto del cast. Quello che rende più tiepido il giudizio su Havoc è una lenta carburazione, che fa scattare l’interesse quasi a metà della narrazione, quando la parte dell’azione prende decisamente il sopravvento e si capisce che si andrà a eliminazione, anche dei “buoni”.

Sarà tutto in una notte di sangue, il buio illuminato da fari e insegne, la lente della videocamera spesso sporcata dalla pioggia di materia organica, che aumenta di scena in scena, fino al Gran Finale, la “Sparatoria Maxima”, tripudio che farà felici gli appassionati del genere, di Evans e di Hardy. Per essere un prodotto mainstream, distribuito dal “colosso” Netflix, poteva andare molto peggio.

Scheda tecnica:

Regia: Gareth Evans

Cast: Tom Hardy, Quelin Sepulveda, Timothy Olyphant, Forest Whitaker, Luis Guzman, Narges Rashidi, Justin Cornwell

Distribuzione; Netflix

Genere: azione, trhiller

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.