Guglielmo Tell – Recensione

Guglielmo Tell racconta con rigore storico e digressioni di fantasia la storia dell’eroe che ha portato la Svizzera sulla strada dell’indipendenza e della neutralità.

Si dice Svizzera e si pensa a cioccolato, banche, laghi, piste da sci. E neutralità. Ma cosa ha portato la Svizzera ad essere identificata in questa sfilza di sonnacchiosi luoghi comuni?

La violenza subita in anni di guerre, di stragi, di soprusi e saccheggi. Dimostrando così una certa superiore capacità di ragionare rispetto alla totalità di altre nazioni, che nel corso dei secoli passati hanno condiviso lo stesso destino, senza trarne lo stesso insegnamento.

Nel 1300 la Svizzera era in parte occupata dall’Austria su cui regnava il casato degli Asburgo, deciso a espandersi per avere sempre nuovi territori da depredare (il tasto dolente è sempre quello delle tasse). Guglielmo Tell era stato un Templare, uomo profondamente segnato dalla sua partecipazione alle Crociate, da cui era tornato con una moglie e un figliastro, ben convinto di non combattere mai più.

Sarà costretto suo malgrado a partecipare alla rivolta popolare contro i soprusi crudeli dello scagnozzo del Duca Alberto d’Asburgo, il malvagio Governatore Gessler, che stava schiacciando la popolazione locale con tale ferocia da provocare una reazione violenta quanto la sua repressione.

Claes Bang

Gugliemo Tell interpretato da un credibile Claes Bang.

Mai esagerare con i soprusi, perché anche il più pacifico e indifeso, portato all’esasperazione, può ribellarsi con pari energia. Tell sarà costretto ad affrontare la famosa prova che lo ha fatto passare alla storia, colpire con la sua balestra una mela posta sulla testa del figlio.

Ma la storia non finisce qui, perché il fatto darà inizio alla ribellione, che costerà lutti dolorosi. A interpretare l’eroe è stato chiamato il danese Claes Bang (le serie tv The Affair, Dracula, Bad Sisters, i film The Square, Millennium, The Northman). La moglie di moderna indipendenza è affidata alla splendida Golshifteh Farahani (la serie Invasion, i film Leggere Lolita a Teheran, Tyler Rake, Peterson).

È fin troppo caricato Connor Swindells (Barbie, la serie Sex Education) nel rendere il suo sadico Gessler, affiancato dall’altrettanto perfido Stussi, un biondo quasi albino. La principessa eroica è Emily Beecham, nel resto del cast compaiono le facce note di Jonathan Price, Rafe Spall, Ben Kingsley.

 Connor Swindells

Connor Swindells è Gessler, il Governatore di esagerata cattiveria.

Scrive e dirige Nick Hamm (Driven –Il caso DeLorean, Il viaggio, Godsend), basandosi sul classico dramma di Friedrich Schiller, scritto nel 1804, dal quale ha tratto la sua opera Gioachino Rossini nel 1829, cercando di sottrarre il personaggio alla narrazione folkloristica che lo ha reso unico eroe svizzero universalmente noto.

Anche se probabilmente non è mai esistito (probabilmente è un mix di altri eroi), già portato su grande e piccolo schermo in produzioni mai memorabili. Il massiccio sforzo produttivo si nota, nella ricostruzione storica e nelle scene di battaglia, il tono è epico ma retorico, il linguaggio aulico (abbiamo visto il film doppiato ma di solito ci si adegua rispettosamente all’originale), i personaggi tagliati con l’accetta.

Il ruolo delle donne è esaltato, in modo temiamo eccessivo, consono ai nostri tempi (la Principessa ribelle sembra la versione sanguinaria della Brave di casa Pixar/Disney) Troppo lungo (132 minuti) e per di più con finale aperto su un possibile sequel, operazione sempre rischiosa, il film affrontato senza preparazione lascia storicamente perplessi.

Claes Bang Golshifteh Farahani

Solo uniti si vince, se poi neutrali anche meglio.

Ma davvero il Duca Alberto d’Asburgo aveva una benda su un occhio in oro, da sembrare uscito da Games of Thrones? E davvero la famiglia di Tell era composta da immigrati mediorientali?

Questo Guglielmo Tell non è Bravehart e nemmeno Rob Roy e nei secoli le sue gesta sono state attribuite ad altri personaggi, anche appartenenti ad altre nazioni (si parla di contaminazioni anche con saghe anglosassoni e con la figura, anch’essa di fantasia, di Robin Hood), irritando sempre parecchio i cittadini elvetici, che al loro eroe ci tengono molto.

La loro confederazione è nata con soli tre cantoni nel 1291 ma in realtà il definitivo affrancamento dall’Austria è avvenuto nel corso dei secoli successivi e la pacifica neutralità è stata dichiarata nel 1674, sancita e riconosciuta nel 1815 con il Trattato di Parigi. Quindi il film, distribuito da Eagle Pictures, lascia perplessi nel suo attribuire credibilità storica a una vicenda che riflette fatti realmente avvenuti ma in cui i personaggi sono di fantasia (e la datazione è leggermente diversa).

E soffre di questa incertezza fra il tono storico che vuole mostrare di che lacrime grondi e di che sangue la storia svizzera e un approccio quasi fiabesco, con eroiche principesse dalle rosse chiome che galoppano per scoscesi pendii ed eroi tormentati dai fantasmi della violenza imposta e subita (oggi si chiama PTSD).

E poi avanti con integrazione razziale perfettamente riuscita, forti figure femminili in epoca non proprio femminista, malvagi governatori con tattiche da veri nazisti e patrioti coraggiosi capaci di sacrificare la vita per una patria ancora in divenire e anche, inevitabilmente, per amore.

Un merito però lo ha, questo Guglielmo Tell. Visto il momento storico di assoluta follia che stiamo vivendo, non si può non riflettere come la storia non insegni mai niente tranne a qualcuno. In questo caso, ad avere tratto virtuoso insegnamento sono stati i bistrattati svizzeri, che solo per questo meriterebbero meno ironia e più rispetto.

Scheda tecnica:

Regia: Nick Hamm

Cast: Claes Bang, Connor Swindells, Golshifteh Farahani, Jonathan Price, Ben Kingsley, Emily Beecham, Rafe Spall

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: storico, avventura

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.