Torna Godzilla, il più amato dei mostri Kaiju, cari alla fantascienza giapponese, in un’avventura in cui trovano spazio anche gli esseri umani.
Godzilla, il celeberrimo rettile che le radiazioni atomiche hanno reso gigantesco e feroce, è stato protagonista di una serie di film, iniziati nel 1954, per mano di del regista Ishiro Honda. La serie è stata così longeva da essersi meritata l’ingresso nel Guinness dei Primati.
Godzilla, che citavamo fra i mostri prediletti qui, torna adesso per mano di Takashi Yamazaki (Space Battleship Yamato, Doraemon, Lupin III The First), che scrive, dirige e si occupa pure degli effetti speciali.
La sua versione si ispira proprio al primo film del ’54, con una Creatura che nell’estetica si rifà all’aspetto originale, senza attualizzarlo troppo, dando però alla narrazione una piega diversa e inaspettata.
Il film viene distribuito da Nexo Digital nelle nostre sale l’1, il 2 e il 3 dicembre.
Un Godzilla classico.
Godzilla Minus One, che è il 37° film della saga ed è prodotto dai gloriosi Toho Studios, è un onorevole reboot di un personaggio del quale si sono occupati tanti registi.
A parte quelli orientali i cui nomi sono noti agli appassionati di genere, il pubblico più generalista ricorderà la versione del 1998, per mano di Roland Emmerich e poi la serie di film del cosiddetto “Monsterverse”, di produzione Warner, con il film diretto da Gareth Edwards, il sequel Godzilla II e King: Skull Island e Godzilla vs Kong.
Film nei quali i mostri e le loro gesta devastatrici erano in primo piano, relegando gli umani e le loro avventure in secondo piano. Intanto Apple TV + sta distribuendo la serie tv Monarch, che mostra le responsabilità americane nella faccenda, dagli anni ’50 a oggi.
La popolazione attonita davanti a una nuova esplosione nucleare.
Conosciamo il giovane Koichi sul finire della Guerra, un pilota da caccia che avrebbe dovuto essere un kamikaze, ma non ha avuto il coraggio di compiere questo supremo sacrificio.
Devastato dal senso di disonore, per non aver adempiuto a quel dovere che la sua Patria gli aveva chiesto, finisce in un piccolo avamposto, dove avviene il primo terrificante incontro con Godzilla, la misteriosa creatura che sta devastando le isole del Sud.
Seguiamo poi tutta la sua storia, il ritorno alla casa di famiglia, dove la casa non c’è più e i genitori sono morti, l’incontro con una giovane donna che ha adottato una neonata rimasta orfana.
Un mostro e una città da devastare.
Koichi poi migliora la sua situazione, trova lavoro, continua ad accudire la donna e la piccina, rifiutandosi di fare famiglia, perché in fondo continua a sentirsi indegno. Intanto incontra nuovamente Godzilla, in mare, dove ha trovato lavoro come sminatore, e in terra quando il mostro devasta Giza.
Quando diventa chiaro che la prossima tappa di distruzione sarà Tokyo, Koichi pensa di riscattarsi, compiendo finalmente quel sacrificio estremo cui si era sottratto qualche anno prima.
Il regista prende un mostro che fa parte della tradizione pop giapponese, gli rende omaggio in quanto anche lui vittima delle dissennate scelte belliche, ma soprattutto conferisce ai protagonisti umani una dolorosa dignità, pur non rinunciando a qualche tocco macchiettistico.
La cieca furia di un classico Godzilla.
Ma i personaggi del film sono tutti dolorosamente feriti, tutti gravati da lutti terribili, tutti vittime delle conseguenze di una guerra, in cui sono stati scaraventati da un Potere che li ha usati come carne da cannone, sfruttando gli antichi ideali dei Samurai per spingerli a sacrifici anche estremi.
Non mancando nel frattempo di dare loro attrezzature inadatte, armi di seconda scelta e perfino, si dice, aerei da combattimento privi del seggiolino eiettabile. Tanto è cosa bella e nobile morire per la Patria.
Questa scelta narrativa è evidente, perché nella lettura di Yamazaki Godzilla compare solo in quattro scene, mentre tutto il resto del film è centrato sui miseri, vulnerabili, indifesi esseri umani, vittime non tanto di un enorme rettile mostruoso, quanto di Governi che ne hanno fatto quello che volevano, sfruttando per il loro fine nobili ma antichi ideali, oggi improponibili. E incapaci, sempre, di difenderli nel momento del bisogno.
Se a un certo punto della narrazione, molto italicamente qualche cittadino si ritira dall’operazione finale con la famosa scusa del “tengo famiglia”, il messaggio è proprio quello, che è proprio per la Famiglia che si deve lottare, ma saggiamente e solo nella speranza che tutti quelli che si sono impegnati riescano a salvarsi. Per la Patria di vive, non si muore.
Evidentemente anche in Giappone hanno capito che “armiamoci e partite” è stato un grande imbroglio. Il che, per un film giapponese che parla di mostri atomici, non è poco e lascia sorpresi.
Scheda tecnica:
Regia: Takashi Yamazaki
Cast: Ryunosuke Kamiki, Minami Hanabe, Kuranosuke Sasaki, Yudi Yamada
Distribuzione: Nexo Digital
genere: azione, avventura, drammatico