Gli infiltrati raccontati nella fiction – Articolo

Il cinema ci ha spesso raccontato storie di uomini e donne infiltrati in organizzazioni malavitose, mestiere rischioso e a volte troppo coinvolgente.

Sappiamo che ci sono mestieri che rendono quasi impossibile il pensionamento, i sicari, le spie. Un’altra categoria è quella degli infiltrati, agenti sotto copertura o agenti “provocatori” che siano, che cioè mentre svolgono il loro incarico si trovano a dover partecipare anche ad atti illegali.

A parte i rischi altissimi di insinuarsi dentro organizzazioni criminali e terroristiche spesso ferocissime, dove restare a vivere per anni magari, conformandosi alla loro way of life fuori da ogni legalità in nome del famoso “bene superiore”, il danno collaterale più alto è quello di una specie di schizofrenia, quasi una scissione della personalità.

Fingere per anni di essere quello che non si è, mentire a chiunque, rischiare la vita ogni giorno, compiere azioni vissute come spregevoli, fraternizzare con pessimi soggetti fingendo solidarietà, può rendere difficile se non impossibile tornare a casa e accettare la realtà di un’esistenza regolare. Come del resto succede a tanti militari, il famoso PTSD.

Quella degli infiltrati è un’attività per niente glamour, no lusso, no soldi, no gadget alla Bond. E quando rientrano nei ranghi, si può solo sperare “che non rinsaviscano, per continuare a proteggere una nazione”. Potevano cinema e televisione non sfruttare l’argomento?

Bel Powley Nabhaan Rizwan Paddy Considine

Nabhaan Rizwan e Paddy Considine, insieme nell’ottima serie tv Informer.

Naturalmente no, per la nostra gioia e la visione in questi giorni della bella serie tv The Agency (la prima stagione si è appena conclusa su Paramount plus), remake di Le Bureau, ottima serie francese del 2015 con Mathieu Kassovitz, ci ha indotto a ricordare altri prodotti simili.

La storia è quella di Martian, agente della CIA che dopo sei anni in Etiopia, ad Addis Abeba, lunghi anni in cui ha svolto il suo mestiere in modo impeccabile, ha commesso un unico grave errore, di quelli che un infiltrato non si può permettere, si è innamorato seriamente di una donna. Sulla quale non ha mai nutrito dubbi finché non sarà bruscamente richiamato in patria, a Londra.

Là, vero nido di vipere, deve affrontare la diffidenza di chi per mestiere non si fida di nessuno, figurarsi di uno che è stato lontano per tanti anni, costretto perciò a dimostrare efficienza e cinismo con la solita professionale disinvoltura, mentre è realmente dilaniato dal sentimento nei confronti dell’ormai vietatissima amata, che casualmente (?) è approdata a Londra proprio in quei giorni.

Tim Roth

Un compiaciuto Tim Roth protagonista ben sopra le righe di Tin Star.

Intanto fuori, nella follia del mondo, varie azioni rischiano di portare a crisi internazionali. Michael Fassbender (The Killer) è Martian, Richard Gere (visto di recente in Era mio figlio) interpreta il capo della sezione, e Jeffrey Right (il film American Fiction, la serie Westworld) è il superiore, amico di Martian, un cast che è garanzia di un prodotto commerciale ma di alto livello.

Abbiamo così ripensato ai tanti altri film e serie tv che ci hanno appassionato nel corso degli anni, trattamenti a volte di rigore documentaristico altre più inclini all’iperbole melodrammatica, tutti però degni di memoria e che ci hanno fatto passare ore piacevoli.

Ci era piaciuta nel 2018 la serie tv Informer, storia drammatica di un giovane pakistano di seconda generazione, che viene incastrato da un ufficiale dell’anti-terrorismo fortemente disturbato, costretto a fingere esattamente l’opposto di ciò che si è impegnato a essere per tutta la vita. La serie tv ci aveva fatto conoscere l’attore inglese di origine pakistana Nabhaan Rizwan, che abbiamo di recente rivisto in Kaos su Netflix.

Carolina Yuste

Realistica storia di una giovane infiltrata nell’ETA basca.

Molto sopra le righe, con punte di iperbolico melò, è stata invece Tin Star, con un istrionico Tim Roth (ma tutta la famiglia si difende bene). Poliziotto che si trasferisce per lavoro in Canada ma nasconde un durissimo passato come infiltrato in una pericolosa gang di trafficanti di droghe, in cui si è pesantemente “sporcato” diventando lui quasi peggiore dei suoi persecutori.

Anni di attività di estrema violenza lo hanno fatto scindere schizofrenicamente in due individui distinti. Ma in origine furono i due agenti sotto copertura ai quali meno abbiamo creduto, anche se nel 1984 ci siamo un po’ tutti innamorati di loro, della location, dei colori e delle musiche, Sonny Crockett e Rico Tubbs di Miami Vice, che stanno all’argomento infiltrati come Bond sta ai film con spie vere.

Per vedere come davvero fossero le spie infiltrate basta guardare la serie tv The Americans o i film sul gruppo di spie dell’MI6 (i cinque di Cambridge), Kim Philby e soci (vedere almeno La Talpa e leggere i libri di le Carré ovviamente), e anche il film di Spielberg Il ponte delle spie.

Don Johnson  Philip Michael Thomas,
Don Johnson e Philip Michael Thomas, nel blu dipinto di blu..

Arriverà forse sugli schermi con normale distribuzione un efficace film di produzione spagnola L’infiltrada, che racconta un’impresa unica nella storia, quella di una giovane donna agente di Polizia reclutata per infiltrarsi nell’organizzazione terroristica ETA, che voleva l’indipendenza del popolo basco e agiva con metodi brutali, esecuzioni e bombe, come brutali erano le azioni della Guardia civil in tempi ancora franchisti.

La ragazza è rimasta otto anni a fingere di essere una fanatica indipendentista a rischio di far una pessima fine. The Operative, film del 2019 con Diane Kruger, racconta di una spia del Mossad infiltrata in Iran per scoprire i programmi nucleari, con un convincente approfondimento della figura della protagonista.

Mai dimenticato il Johnny Depp di Donnie Brasco, che si troverà a fare così bene il suo mestiere in mezzo ai mafiosi di New York da diventare davvero amico dell’uomo che farà perdere, non senza sofferenza.

Matt Damon Leonardo di Caprio Jack Nicholson

Lo storico remake di Scorsese dell’ottimo Infernal Affairs.

Un caso quasi storico è stato il bellissimo Infernal Affairs, film di Hong Kong del 2002, che raccontava la contesa mortale fra due giovani uomini, uno che ha fatto carriera in Polizia restando però sempre a disposizione del suo boss malavitoso, l’altro, anche lui poliziotto, che vive da infiltrato nella Triade.

Due uomini, due “servitori dello Stato”, che entrambi fingono di essere l’opposto di ciò che sono realmente. Rifatto nel 2006 da Martin Scorsese con Matt Damon e Leo di Caprio con il titolo di The Departed. Gran divi (c’era pure un quasi satanico Jack Nicholson) e gran regia, ma andrebbe recuperato anche l’originale, che aveva avuto due sequel.

E pure tutta la trama di Le iene folgorante esordio di Tarantino verte intorno a un infiltrato, la cui identità scopriremo solo nel corso della narrazione, così come nello splendido La promessa dell’assassino di Cronenbeg. Poi l’indimenticabile, a modo suo quasi elegiaco, Point Break del 1991, che raccontava della fascinazione che prenderà l’agente mandato a infiltrarsi nel gruppo di surfisti rapinatori di banche (il film ha avuto un remake nel 2015, non spregevole, ma privo della carica emotiva del primo).

Frank Lammers Tom Waes

La durissima Undercover, trafficanti di droga in Belgio.

Stessa fascinazione che prenderà Paul Walker all’inizio della saga di Fast & Furious, facendolo diventare un membro della Famiglia allargata del suo avversario, Dominic Toretto/Vin Diesel. Ma se parliamo di infiltrati che restano contagiati dal mondo di cui sono costretti a fare parte, ricordiamo la “mutazione” di Al Pacino in Cruising.

Citiamo poi la serie tv belga Undercover, che senza fronzoli e imbellimenti, mostrava l’ambiente dello spaccio e produzione di droghe belga, di durezza inusitata. Anche Dwayne Johnson ha smesso i panni dell’eroe tutto d’un pezzo per interpretare un eroe di genere diverso in Snitch, storia vera di un padre che si fingerà trafficante di droga per far uscire il figlio di galera.

Come anche storia vera era The Breach, che raccontava dell’ex agente FBI Robert Hanssen (Chris Cooper), spia al soldo dei sovietici. Memorabile la serie tv Homeland, che adombrava il pericolo più angosciante per gli anni post – 11 settembre, quello di un infiltrato islamico al servizio di al-Quaida negli altri ranghi dell’Esercito, in quanto ex militare fatto prigioniero e rilasciato ma forse convertito.

Keira Knightley

Keira Knightley, infiltrata con famigliola.

Anche The Diplomat, serie tv alla sua seconda stagione su Netflix adombra i rischi di un insider vicinissimo al Potere, anche se in questo caso la trama è ben diversa (non spoileriamo perché è ancora in corso). Black Doves invece (sempre Netflix, rinnovata per una seconda stagione), vede Keira Knightley moglie di un politico di alto rango inglese, mentre in realtà è agente di una misteriosa organizzazione di spie mercenarie.

Non possiamo non citare il grottesco e spassoso Infiltrati alla Casa Bianca, in cui due ex agenti CIA e FBI falliti (Woody Harrelson e Justin Theroux), sono assunti dallo staff di Nixon per lavorare alla sua rielezione, incarico durante il quale organizzeranno varie operazioni illegali, fra cui il Watergate.

In tutto questo va detto che fra infiltrato, agente sotto copertura e spia ci sono varie sfumature, la principale è che a taluni di questi personaggi viene negata assistenza in caso di necessità, perché mandati a compiere azioni senza la protezione del “datore di lavoro”, privi di riconoscimento e garanzie. Insomma, se le cose vanno male tocca arrangiarsi o morire e qualche volta morire male.

Woody Harrelson Justin Theroux

I due ottimi interpreti, Woody Harrelson e Justin Theroux.

Comodo sistema da parte del Potere che però non obbliga nessuno, qualche volta può ricorrere al ricatto, ma in generale arruola volontari, persone in fondo disturbate (fanatiche), ben liete di buttarsi in una vita folle, destinata nella maggior parte dei casi a finire male. Perché come dicevamo, per certi mestieri non è contemplato un ritiro indolore.

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.