Fly Me to the Moon è una commedia brillante e spiritosa che riprende il tema dello sbarco americano sulla Luna.
Se la nostra età lo rende possibile, tutti ci ricordiamo dove eravamo la notte dello sbarco dell’uomo sulla Luna, il 21 luglio 1969.
Se lo ricordano sia i “believers”, quelli che ci hanno sempre creduto, sia i complottisti, quelli convinti che si sia trattato di una colossale messa in scena, come già si mostrava nel film del 1977 Capricorn One.
A mettere tutti quasi d’accordo ci pensa spiritosamente il film Fly Me to the Moon, diretto da Greg Berlanti, sceneggiatore, produttore e regista di prodotti televisivi e cinematografici sempre pensati per avere un successo commerciale ma con un intelligente gusto pop (infinito l’elenco dei suoi successi).
Siamo negli anni ’60, con filmati d’epoca si ricostruisce velocemente lo spirito del tempo, la feroce competizione con i Russi, le dichiarazioni alate di Kennedy, imbevute di nobile patriottismo, gli sforzi della NASA, l’attenzione dei media, fino alla sciagura della prima missione Apollo 1 nel 1967, finita tragicamente.

La pubblicitaria pin up e il direttore di un programma di volo NASA, abbinata difficile.
Da lì le sorti del progetto subiscono una frenata, manca la fiducia, manca la convinzione, mancano i fondi. Un misterioso emissario, del Governo forse, Moe (una divertita partecipazione del sempre ineffabile Woody Harrelson) assume Kelly, la rampante eminenza grigia di una potente agenzia pubblicitaria newyorkese, donna di successo abituata a manovrare l’ambiente maschilista alla Mad Men in cui deve lavorare.
Kelly è un’intelligente giovane donna, che sotto la scorza da pin up nasconde una volontà d’acciaio e una determinazione spietata. Accetta una proposta che non può rifiutare: rilanciare l’immagine della NASA presso il pubblico americano, procurare sponsor, convincere i politici a sganciare di nuovo fondi consistenti.
La giovane donna plana su Cape Kennedy e si mette a fare il suo lavoro come un rullo compressore, osteggiata però dal direttore del programma, il rigido e intransigente Cole Davis. Ma si sa che chi disprezza compera e le loro schermaglie lasciano prevedere ben altri sviluppi.

Uomini alla console, preoccupati.
Un nuovo incidente però complica la situazione. La missione è in rampa di lancio, l’uomo sbarcherà davvero sulla Luna, il mondo intero potrà vedere la superiorità della democrazia americana sul bieco totalitarismo sovietico? Se qualcosa però andasse storto?
Sarebbe una figuraccia intollerabile. Meglio preparare un piano B. E così Mo ritorna e costringe Kelly a mettere in piedi lo spot più complesso e costoso della storia: il finto allunaggio, da mandare in onda in caso di necessità. Ma la trama non è così lineare e il finale sarà arricchito da alcuni colpi di scena davvero ben congegnati.
Ottima la scelta degli interpreti, Scarlett Johansson è una perfetta bambolina bionda e formosa, con gli abitini attillati e le mossette da manuale. Woody Harrelson come sempre nobilita qualunque cosa tocchi.

Woody Harrelson sempre ottimo nella sua divertita partecipazione.
Fra i comprimari si notano molte facce conosciute, Ray Romano, Victor Garber (star di Alias), Jim Rash che era l’eccentrico Preside di Community, Christian Clemenson visto in infinite serie tv di qualità. Colin Woodell interpreta uno degli astronauti dopo essere stato protagonista di The Continental prequel di John Wick.
Unica nota dolente Channig Tatum, il protagonista maschile, che meritava un ruolo in cui recitare senza far vedere i muscoli, come ha fatto per anni nella serie Magic Mike, e si impegna onorevolmente ma forse per un eccesso di filler si ritrova una faccia davvero inespressiva da Big Jim, complice anche una pettinatura imbrillantinata (a meno che non sia voluto, chissà).
Con uno humor che dovrebbe far ridere anche il più bieco complottista, a patto che ne capisca lo spirito, Fly Me to the Moon, distribuito da Eagle Pictures, prende amabilmente in giro i “credenti” di entrambe le fazioni, perché la storia è andata così oppure è andata nell’altro modo, oppure è andata in entrambi i modi, tutto può essere successo, tutto può succedere.

Figuriamoci oggi con la IA, tempi cupi in cui non si può più credere a niente. Del resto, come si dice nel film, “la verità è la verità anche se nessuno ci crede, e la bugia è una bugia anche se tutti ci credono”.
Scheda tecnica:
Regia: Greg Berlanti
Cast: Scarlett Johansson, Channing Tatum, Woody Harrelson, Ray Romano, Jim Rash, Colin Woodell, Christian Clemenson
Distribuzione: Eagle Pictures
Genere: commedia