Final Destination: Bloodlines è un prequel della celeberrima saga, che conferma la validità del meccanismo originario.
Siamo di nuovo nel meraviglioso mondo di “sfighe” estreme, per cui un battito d’ali di una piccola farfalla da una parte del pianeta provocherà conseguenze devastanti in quella opposta. Siamo nel mondo di Final Destination, di cui raccontavamo genesi e sviluppo qui. Un progetto partito nel 2000 che nel corso degli anni ci ha dato sei capitoli, compreso questo ultimo, Final Destination: Bloodlines.
Cosa troviamo di nuovo in questo film, scritto e diretto da gente esperta del ramo horror? Ma soprattutto, vogliamo davvero qualche novità o desideriamo semplicemente vedere soddisfatte le nostre aspettative e sghignazzare mentre vediamo cadere la prima minuscola tessera che innescherà l’atteso effetto domino di crudele devastazione?
Il contesto, la struttura narrativa, sono sempre gli stessi. Questa volta siamo negli anni ’60, Iris, una ragazza ventenne, viene portata dal fidanzato all’inaugurazione del ristorante posto sulla modernissima, altissima Skyview Tower della loro città. Ma Iris è tormentata da presagi infausti, è preda a uno stato d’ansia che le fa notare inquietanti dettagli.
Lentamente si innescherà una catastrofe che finirà in strage. Ma come usa in questa serie di film, scopriamo che si tratta solo di un sogno premonitore, un incubo angoscioso che tormenta da giorni non la protagonista dei luttuosi eventi, ma sua nipote Stefani, che ai nostri giorni, decide di approfondire l’accaduto.

Non si muore mai tranquillamente in questo genere di film.
Torna quindi dal college nella sua città, dove trova il padre, rimasto da solo dopo che anni addietro la moglie aveva abbandonato lui, Stefani e un fratello minore. La ragazza va però a cercare anche lo zio, figlio ormai anziano della nonna Iris, che si è sposato e ha avuto a sua volta tre figli.
Scopre così come la figura della nonna fosse stata espulsa dalla famiglia da anni, venendo finalmente a conoscenza dei retroscena. Infatti, quando finalmente la rintraccia, barricata in un compound che neanche Sarah Connor, scopre una sconvolgente verità.
In effetti la nonna aveva rischiato di finire malissimo, ma, a sua volta aiutata da segnali premonitori, a quel tempo si era salvata. Quindi in quanto sopravvissuta, era andata avanti nella sua esistenza, sposandosi e generando discendenti. Vuoi che la Morte possa tollerare un’infrazione di questa portata?

Lo schema della Morte si può ricostruire, ma non schivare.
Quando il disegno appare chiaro e convincente anche per l’ultimo dei parenti, ostinati a negare l’equazione mortale, sarà il solito affannarsi per scampare a un destino che sembra già scritto.
Ce la faranno i tapini, almeno qualcuno, a sottrarsi alle sanguinolente ritorsioni della Signora con la falce? Solito cast di facce dimenticabili per un film che conferma la validità di un franchise (sempre distribuito da Warner), che trova nella sua ripetitività la ragione del suo successo.

Toccante cameo di Tony Todd, presenza ricorrente nella saga, qui alla sua ultima apparizione, conscio che anche per lui nella realtà la morte stava arrivando e che ci lascia con una battuta ricca di significato. Che poi è la sintesi del verso di Lorenzo de’ Medici “…chi vuol esser lieto, sia! Del doman non v’è certezza”.
Scheda tecnica:
Regia: Zach Lipovskiy, Adam B. Stein
Cast: Kaitlyn Santa Juana, Brec Bassinger, Gabrielle Rose, Richard Harmon, Rya Kihlstedt, Tony Todd
Distribuzione: Warner Bros
Genere: horror