Enea – Recensione

Enea, secondo film di Pietro Castellitto, sorprende per uno stile narrativo e un’interpretazione che promettono bene per il suo futuro di autore.

Enea non ha come genitori dei borgatari ripuliti, dei palazzinari arricchiti, dei politici corrotti, è un figlio della buona borghesia romana, quella diventata ricca studiando, impegnandosi, lavorando, lottando.

Il padre psicologo e la madre conduttrice televisiva hanno avuto successo, gente che è stata povera e ha dato tutto quello che poteva ai figli, dimenticandosi di se stessi e della propria personale felicità.

Enea, 30 anni, è il figlio maggiore, Brenno di 16 è il minore, arrivato forse troppi anni dopo. Enea è uno di gran successo, ha un suo ristorante alla moda, è molto popolare e conteso, passa da una festa all’altra, fra discoteche e circoli del tennis, spaccia cocaina e altre droghe da “intrattenimento” attraverso il gestore di un locale di cui è socio.

Enea ha un amico, Valentino, anche più che fraterno, meno popolare ma forse più carogna e scontento di lui, con cui divide pubblico e privato. Poi incontra una ragazza e un po’ si innamora.

Pietro Castellitto

Pietro Castellitto, lo spleen di Roma Nord.

Intanto però il loro fornitore, un saggio malavitoso di lungo corso, propone un affare grosso, fidandosi dei due avveduti ragazzi. Le cose non andranno per il verso giusto, e non per colpa loro, che si troveranno a fare da vasi di coccio in mezzo a personaggi di ben altro calibro, fra cui uno insospettabile.

A raccontarla così, la storia non sembra molto originale, specie nella prima parte (attenzione però al dialogo iniziale), che subito si amplia in una dimensione più pulp, con qualche intermezzo chiacchierato e qualche durezza vagamente tarantiniani, mischiati ad alcuni dialoghi volutamente artefatti, quasi letterari.

A determinare quella che per noi è la riuscita del film, scritto, diretto e interpretato da Pietro Castellitto, è proprio lui. Perché Castellitto Jr racconta bene, intrecciando le varie fasi della narrazione, in cui si avverte anche un buon montaggio, in modo originale, procedendo senza spiegazioni, senza ripetizioni o sottolineature superflue, lasciando che domini quel senso di indeterminatezza che fa parte delle nostre vite, al di là di ogni programma, di ogni piano.

Giorgio Quarzo Guarascio

Giorgio Quarzo Guarascio ci regala una cover insolita di Spiagge di Renato Zero.

Con un’oculata scelta stilistica che si fa notare, le situazioni si accumulano in modo quasi casuale e si resta incuriositi a vedere come la situazione evolverà. Oltre al montaggio, è virtuoso anche l’uso delle musiche, sia come colonna sonora (scritta da Niccolò Contessa) che come canzoni aggiunte.

Va sottolineata anche la fotografia, del blasonato Radek Ladczuk. E pure va lodata la recitazione di Pietro Castellitto, che rende assai bene il suo personaggio, con quell’ambiguità fra ragazzo di buona famiglia, che però è ugualmente capace di muoversi ai margini e oltre la legalità, gravato da una buona dose di narcisismo.

Lo affianca l’amico Giorgio Quarzo Guarascio, rapper/trapper prestato al cinema, faccia nuova davvero sorprendente. Nella finzione, come nella vita, il padre è un trattenuto Sergio Castellitto, psicologo che mentre consiglia ai pazienti come resistere alle ingiurie della vita, fatica a trovare un modo che funzioni anche per lui.

Benedetta Porcaroli

Benedetta Porcaroli, la Daisy di un Gatsby locale.

La moglie è Chiara Noschese, anche lei lontana da quel paradiso che sembrerebbe abitare. Benedetta Porcaroli è la ragazza, che sa ma fa finta di non sapere (oseremmo segnalare qualche eco dei giovani ricchi, infelici e ipocriti di Bret Easton Ellis, ma è chiaro che Castellitto Jr ha visto tanto cinema).

Intorno altre facce ben scelte, nell’incrocio fra buoni borghesi vecchio stile e mezzi delinquenti, in quel mondo ormai intrecciato fra gente perbene e malavitosi più o meno occulti. Tutti hanno in dotazione dalla sceneggiatura personaggi ben scritti, da quelli principali ai più marginali, con qualche tocco surreale o grottesco che non stona.

Enea (distribuito da Vision) parla anche di genitori che non hanno saputo lasciar andare nel mondo figli equilibrati e di figli che a vario titolo non sono riusciti a lasciarsi alle spalle i genitori, con le loro vite sbagliate, anche se piene di buone intenzioni, che non hanno giovato a nessuno.

Pietro Castellitto Benedetta Porcaroli

Un’alba dopo una notte ruggente.

I veri sentimenti non li hanno vissuti, li hanno solo visti rappresentati e pertanto non hanno saputo farli propri, non li hanno saputi vivere e facile è stato riempire quel vuoto con quanto di deteriore hanno trovato in giro.

Perché nella vita cosa resta se non volersi bene? E le ripetute allusioni ai baci, solo nel finale troveranno la loro risposta. Così Pietro Castellitto stupisce favorevolmente al suo secondo film, dopo I predatori del 2020, già promettente ma meno riuscito, senza rifare la solita commedia all’italiana o un film di genere (come il recente Adagio).

Enea è un’opera imprevedibile e sorprendente, non tanto per quello che racconta, ma per come lo fa.

Pietro Castellitto Giorgio Quarzo Guarascio Benedetta Porcaroli

Mentre parla di un mondo che indubitabilmente conosce bene (i borghesi intellettual-chic) e di un altro, quello malavitoso, che avrà incrociato nelle sue frequentazioni mondane, oltre che della vita in generale, Castellitto riesce a trovare una sua strada, un suo stile che speriamo non degeneri mai nel “vezzo” stilistico, ma intanto lo pone al di sopra della maggior parte dei prodotti nostrani contemporanei.

Scheda tecnica:

Regia: Pietro Castellitto

Cast: Pietro Castellitto, Giorgio Quarzo Guarascio, Benedetta Porcaroli, Sergio Castellitto, Chiara Noschese, Adamo Dionisi

Distribuzione: Vision Distribution

Genere: drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.