Emilia Pérez – Recensione

Emilia Pérez è un’originale e inattesa storia di “rinascita” in un contesto e con una conclusione imprevedibili.

Siamo a Città del Messico metropoli “tentacolare” per eccellenza, dove tutto è possibile, una giungla priva di controllo, dove vige la legge del più forte.

La giovane assistente legale Rita (Zoe Saldaña) conduce un’esistenza solitaria e frustrata. Finché non accetta un appuntamento con un misterioso cliente. Che si rivela essere Manitas Del Monte, il più pericoloso dei capi del narcotraffico, che ha sgominato tutti i cartelli rivali in una guerra di inusitata crudeltà.

Ma la sua richiesta getta Rita nell’incredulità. In cambio di una somma che le risolverebbe la vita (e quella di un paio di altre generazioni), dovrà organizzare per Manitas il cambio di sesso.

Lui infatti fin da bambino ha desiderato essere una donna, ciò nonostante ha intrapreso con maschile durezza il suo mestiere, si è sposato e ha avuto due figli. Che ovviamente ama alla follia e vorrebbe proteggere da tutto il male che ben conosce.

Karla Sofia Gascón

Karla Sofia Gascón, una protagonista sorprendente.

Ama anche la moglie, pur sapendo che la sua scelta non potrebbe essere compresa, oltre a costargli la sua autorevolezza di boss. Perché se c’è un mondo maschilista è quello dei narcotrafficanti.

Manitas Del Monte dovrà morire per rinascere come Emilia Pérez. E se Manitas ben conosceva tutto il male che lo circondava, gran parte del quale era sua diretta responsabilità, Emilia guarderà il mondo con sguardo diverso.

Inutile dettagliare lo svolgimento della originale vicenda, che incuriosisce e aggancia immediatamente, perché sarebbe spoiler. Garantiamo però la visione di un film insolito e appassionante, con un’evoluzione mai banale.

Zoe Saldaña

Zoe Saldaña, l’avvocatessa colpita da un destino imprevedibile.

Zoe Saldaña, attrice che ha giocato bene la sua carriera, fra i Guardiani della Galassia, Avatar, film d’azione e commedie di diverso genere, si rivela anche qui capace di un’intensa performance. Una vera sorpresa la spagnola Karla Sofia Gascón, attrice transessuale dalla forte presenza, capace di rendere partecipi alla sorte del suo controverso personaggio, premiata per questa interpretazione a Cannes nel 2024.

Selena Gomez, fragile e infantile come ruolo richiede, è la moglie ignara, impreparata, Édgar Ramirez è l’amante macho senza incertezze. Anomalo prodotto, con un soggetto dallo sviluppo insolito e un finale inatteso, Emilia Pérez, distribuito da Lucky Red, è scritto e diretto dal 72enne Jacques Audiard, che nella sua lunga carriera ci ha dato film come Parigi 13arr, la serie tv Le Bureau, Il profeta, Tutti i battiti del mio cuore, noir e commedie brillanti o drammatiche.

Sempre sul punto del momento storico vissuto, aveva pensato questa storia come opera lirica. Non si creda che l’inserimento di momenti cantati, accompagnati da scarni movimenti coreografici, faccia del film un musical, gli accenni musicali sono brevi eppure a volte, anche con poche note sussurrate, assai efficaci e pure toccanti.

Perché nel suo essere una storia indubbiamente probabile ma certo non frequente, Emilia Pérez riesce a coinvolgere e a far riflettere non solo sulla bizzarria (possibile) di certi destini, ma sul fatto che certe pulsioni, certe imprecisioni della natura non guardano in faccia nessuno. Si nasce e poi si cerca di vivere in base alla percezione che si ha di se stessi e questo può essere agevole o difficilissimo anche a causa del contesto in cui ci si trova.

E paradossalmente eventuali intime problematiche non impediscono di scegliere “mestieri” che potrebbero sembrare ben lontani da quanto previsto per quell’individuo, anche perché forse in certi contesti quelle scelte diventano inevitabili. In questo siamo davvero tutti uguali, certi però sono più uguali di altri.

Scheda tecnica:

Regia: Jacques Audiard

Cast: Zoe Saldaña, Karla Sofia Gascón, Selena Gomez, Édgar Ramirez, Adriana Paz

Distribuzione: Lucky Red

Genere: drammatico, musicale

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.