Drive Away Dolls – Recensione

Con Drive Away Dolls, Ethan Coen, privo del fratello Joel, ci racconta una storia che non riesce a essere quello che vorrebbe.

Nessun amante del cinema ignora chi siano i Fratelli Coen: Joel ed Ethan, che insieme hanno scritto e diretto film memorabili, un breve elenco comprende La ballata di Buster Scruggs, Ave Cesare, Il Grinta, Burn After Reading, Fratello dove sei, risalendo fino a Fargo, Il grande Lebowski, Mister Hula Hoop, Blood Simple.

Da solo Joel ci ha poi dato un suo interessante Macbeth in bianco e nero con Denzel Washington, mentre Ethan ha realizzato un documentario su Jerry Lee Lewis, Trouble in Mind.

Ethan torna adesso alla regia con una storia scritta insieme alla moglie Tricia Cook. Siamo a Philadelphia nel 1999. Jamie (Margaret Qualley) e Marian (Geraldine Viswanathan) sono due amiche e sono lesbiche.

Jamie se la vive alla grande, con una fidanzata poliziotta che tradisce tanto da farsi buttare fuori di casa. Marian è una che non si è ancora dichiarata, ama l’amica ma resta casta.

Margaret Qualley Geraldine Viswanathan

Quando si noleggia un’auto, controllare sempre il baule.

Decidono di partire insieme verso la casa di una zia, a Tallahassee, nella soleggiata Florida. Noleggiano un’auto con la formula drive away (cioè si guida gratis un’auto che è attesa in un altro Stato), ignare loro, come il noleggiatore, che nel baule si trova qualcosa di molto compromettente e prezioso, una valigetta e una cappelliera, che erano attese da ben altri clienti.

Alle loro calcagna si scatenano due scagnozzi, agli ordini di un capo a sua volta comandato da un misterioso committente. Dopo una serie di avventure/disavventure che si vorrebbero surreali, quasi magicamente le cose andranno per il verso giusto.

A scandire i vari cambi di scena ci sono piccole parentesi stile anni’60 con tanto di grafica da trip di LSD. Drive Away Dolls è un film girato nel 2023, ambientato alla fine degli anni ‘90, con riferimenti alla cultura degli anni ’60, che ammicca ai B Movie di Russ Mayer (che ha dato il suo meglio fra gli anni ’60 e i ’70).

Beanie Feldstein

Non c’è peggior furia un’amante tradita che un’amante poliziotta.

Con dedica finale all’artista Cynthia Plaster Caster (“We Remember!”, aggiunge il regista), groupie divenuta famosa per aver realizzato i calchi dei peni dei suoi amanti rockstar, e un cagnolino che si chiama Alice B.Toklas, altra famosa icona gay.

Sembrerebbe quindi indirizzato a un pubblico di nicchia, perché è insistito l’omaggio alla cultura Queer di cui fa parte anche la moglie del regista, che si è dichiarata lesbica all’interno di un matrimonio aperto.

Le protagoniste alla fine preferiranno il Massachusetts alla Florida perché lì due donne si possono sposare. E quindi, perché tutto ciò dovrebbe farci uscire dalla sala soddisfatti?

Matt Damon

Matt Damon messo lì per amicizia.

Purtroppo Drive Away Dolls è il classico film in cui sembra che i realizzatori si siano divertiti più dello spettatore finale. Ethan Coen e Signora sembrano apparecchiare un pranzo con gli avanzi di alcuni pasti precedenti (Fargo film e serie tv e film Burn After Reading), ripetendo schemi e tipologie di personaggi già usati e non solo da loro.

Nel caso di alcuni argomenti si può considerare autocitazione (la stolidità di certi personaggi, il tema dei soldi o del potere in nome dei quali si può ammazzare senza fare una piega), nel caso di altri (i due killer logorroici e imbranati ma dal grilletto facile) sembra solo copia poco originale di cose tarantiniane.

Insomma la mancanza di originalità, il senso di già visto e in ogni modo l’assenza di interesse verso quanto ci viene raccontato affossano un film di cui non si trova ragione di esistere.

Colman Domingo Joey Slotnick  C. J. Wilson

I tre killer tarantiniani.

Drive Away Dolls vorrebbe essere una storia di formazione on the road di una “strana coppia”, spolverata di irriverenza, dato il contenuto molto “cringe” della valigetta misteriosa, la natura del rapporto fra le protagoniste e il tipo di locali che frequentano? E perché retrodatarlo proprio al 1999?

Le due protagoniste, l’esuberante Jamie che dovrebbe imparare da controllarsi e la repressa Marian, che dovrebbe imparare a lasciarsi andare, non sono sufficienti a reggere la storia.

Problema di scrittura perché Margaret Qualley ha già dato buona mostra di sé in C’era una volta a Hollywood, nella serie Maid e in Povere creature. Quanto a Geraldine Viswanathan, simpatica attrice di origine indiana, vista in The Beanie Bubble e Cat Person, si era fatta notare in una lunga lista di film.

Altre facce note sprecate nel cast, compresa la brevissima comparsata dell’amico Matt Damon, e poi Pedro Pascal, Bill Camp, Miley Cyrus. Il film viene distribuito da Universal solamente in originale con sottotitoli, scelta coraggiosa che speriamo sia ripetuta anche in futuro, con titoli più interessanti però.

Scheda tecnica:

Regia: Ethan Coen

Cast:Margaret Qualley, Geraldine Viswanathan, Beanie Feldstein, Pedro Pascal, Matt Damon, Colman Domingo, Bill Camp, Joey Slotnick, C. J. Wilson

Distribuzione: Universal Pictures

Genere: dark comedy

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.