Diva Futura – Recensione

Diva Futura racconta l’ascesa al successo e la decadenza di Riccardo Schicchi e delle sue famose pornostar.

Se non c’è il peccato non c’è il peccatore, se non c’è una proibizione, non c’è trasgressione. Quindi si è amorali (ma non immorali) semplicemente perché privi di quella serie di regole imposte dalla società ma non percepite, che si accorpano sotto il termine “morale”.

Vale in tanti campi, ma soprattutto nel sesso e figurarsi in Italia, culla del cattolicesimo, con i suoi anatemi, i divieti, le minacce delle fiamme eterne. Meglio così però, perché se tutto è lecito, che gusto c’è? Anche Battiato cantava “le tue strane inibizioni che scatenano il piacere”.

Questa cosa l’hanno capita in tanti, la letteratura erotica e la raffigurazione di atti sessuali risale all’Antico Egitto e figurarsi se ogni progresso tecnologico non è stato subito sfruttato in quel senso (il primo filmino erotico/porno risale al 1896).

Il film Diva Futura racconta la storia di uno che ha pensato, come tanti, di fare soldi divertendosi e per lui il divertimento stava nel sesso, a causa di un’infanzia che aveva indirizzato il suo entusiasmo in quella direzione, anche più di quanto già non avvenga naturalmente.

Pietro Castellitto Barbara Ronchi Tesa Litvan

Barbara Rochi, Pietro Castellitto, Tesa Litvan, la segretaria Debora, Schicchi e la moglie Eva.

Riccardo Schicchi negli anni ’80 (quelli dell’edonismo e di Drive Inn) capisce l’aria che tira, sa muoversi nelle larghe pieghe del sistema e inizia la sua carriera di manager/organizzatore di cose di sesso hard insieme alla sua “fidanzata” di allora Ilona Staller.

La storia è così nota che va riassunta velocemente, il successo, la fama, l’aggiunta alla sua scuderia di Moana Pozzi e poi l’arrivo di Eva Henger, per niente sprovveduta modella/attrice non-porno, ungherese, ragazza di buona famiglia dai diversi talenti e sarà l’amore della vita.

Intanto la premiata ditta Diva Futura si amplia, film ma anche riviste, locali, spettacoli live, dischi, linee erotiche. Certe volte però essere troppo visibili può nuocere. La vicenda è raccontata dal punto di vista di Debora Attanasio, autrice del libro Non dire alla mamma che faccio la segretaria, legata a Schicchi da un rapporto solamente professionale ma di grande affetto.

Pietro Castellitto

L’uomo che guarda.

Perché l’uomo che esce da questo film è un tenerone simpatico, uno che le donne le rispettava, trattandole benissimo, favorendole e sorreggendole nel procedere delle loro vite, anche quando le loro scelte le portavano lontano da lui. Scorrono infatti le traversie di Ilona con il suo pessimo divorzio dal chiacchierato artista Jeff Koons e le delusioni e il declino di Moana.

Il rapporto con Eva, denso di problemi e altalenante, occupa parecchio spazio, anche se la sua figura avrebbe meritato maggiore approfondimento. Dirige Giulia Steigerwalt (italiana con cittadinanza americana), che scrive anche la sceneggiatura, un’ex attrice che ha preso la strada della regia e con il suo primo film, Settembre, aveva vinto un David e un Nastro d’argento come miglior regista esordiente.

Qui, dopo una prima parte più interessante e vivace, prende quella deriva un po’ tristanzuolo/moralista (anche i pornografi piangono), dedicando una parte consistente del film (che dura due ore) al declino personale del protagonista, al peggioramento dell’ambiente, alle “persecuzioni” legali e alla fine alla malattia che avrebbe portato a prematura morte un 59enne Schicchi.

Denise Capezza

Moana Pozzi al tempo del suo fulgore (l’attrice Denise Capezza).

Che dal film esce un po’ troppo santino (grazie anche all’interpretazione di un irresistibile Pietro Castellitto), non solo un furbo e lungimirante affarista, non certo un cinico sfruttatore ma un personaggio con una sua visione, un ideale quasi bucolico, un mondo incantato fatto di ninfe ed elfi che si rincorrono lietamente sui verdi pendii dell’amore, sdoganando, ripulendo, edulcorando un mondo sempre guardato con ipocrita pregiudizio.

Ma la vita vera non è così, per il mercato il sesso deve essere anche “sporco”, deve essere anche sopraffazione, mentre Schicchi era indiscutibilmente ancorato a una serie di valori che alla fine della carriera lo hanno messo in rotta di collisione con i fautori delle nuove tendenze nel porno.

Il merito della riuscita descrizione del personaggio, non sapremo mai quanto vicina alla realtà, va tutto a Castellitto, qui solo interprete dopo la regia di Enea. Il personaggio era già stato portato su altri schermi nelle serie Netflix su Siffredi Supersex (era Vincenzo Nemolato) e Moana, in cui era interpretato da Fausto Paravidino.

Lidija Kordic

Un’Ilona Staller più virginale dell’originale.

Non abbiamo invece apprezzato la scelta di Denise Capezza, che non riesce a ricreare la morbida malìa di Moana. Lidija Kordic è una Cicciolina più gradevole del vero, Tesa Litvan cerca di dare alla sua Eva quello spessore che la sceneggiatura poco le consente. La ricostruzione del periodo è ben realizzata, con frequenti filmati d’epoca in cui sono inserite digitalmente le facce degli attori su quelle originali.

Schicchi certo i soldi sapeva come farli e anche come sottrarli al fisco (ma chi è senza peccato…), ma faceva stare bene tutta la sua famiglia allargata, sempre protettivo nei confronti delle tre donne più importanti della sua vita. A cui si aggiunge appunto Debora Attanasio (l’ottima Barbara Ronchi), da lui chiamata sempre “Signorina”, che con questo ritratto paga il suo debito di riconoscenza.

Sul porno sono stati realizzati diversi film e l’ottica è sempre stata maschile, dall’antico Gola profonda, a Boogie Nights, Larry Flynt, Guardami (del nostro Ferrario, ispirato alla vita di Moana), il duro Pleasure (unico diretto da una donna), il documentario Rocco e alcune serie tv come la splendida The Deuce.

Come sempre, come in ogni attività umana, ci possono essere tutto il bene e tutto il male del mondo, dipende da chi e da come si gestisce ma dovrebbe dipendere, e tanto, da chi ne è il fulcro, l’oggetto del desiderio sessuale, per la maggior parte dei casi la donna.

Non sapremo mai quanto furbamente o se con autentica convinzione, Schicchi sembrava mettere le donne al centro della sua scena, non solo cinematografica, e le sue “dive future” sono state almeno in grado di scegliere più di altre. Senza mai dimenticare che se un mercato esiste è perché c’è una richiesta e il colpevole dell’ipocrisia che ancora oggi schiaccia lo spinoso argomento, è solo il cliente. Che lancia il sasso dell’anatema, ma ritira la mano, per metterla immaginate dove.

Scheda tecnica:

Regia: Giulia Steigerwalt

Cast: Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Tesa Litvan, Lidija Kordic, Denise Capezza

Distribuzione: Piper Film

Genere: drammatico, biografico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.