Detective Marlowe – Recensione

Il film Detective Marlowe, con Liam Neeson, diretta da Neil Jordan ci offre un ritratto del famoso personaggio fedele ma senza sostanza.

Philip Marlowe, Raymond Chandler, Los Angeles, le sue colline e la Mulholland Drive, i suoi canyon, la Pacific Coast Highway, il Sunset Boulevard, Malibu: chi fosse più avanti con gli anni, forse ha cominciato a sognare la California così, prima dei Mamas and Papas.

Anche chi però non ha mai letto un libro di Raymond Chandler, sa chi sia Marlowe, Philip Marlowe, archetipo di tutte le figure dell’investigatore privato, solitario eppure romantico, cinico, disilluso, capace però di gesti di grande umanità, difensore dei deboli, nemico dei prepotenti e degli arroganti, in lotta vana contro il decadere dei valori morali, dell’asservimento al successo, al denaro.

Il suo mestiere lo ha reso così, costretto a entrare in contatto con il peggio dell’umanità, mentre indaga su tradimenti, delitti, inganni, corruzione, muovendosi spesso in quell’alta società convinta di essere intoccabile, di vivere al di fuori delle regole dei poveri comuni mortali.

Apparso per la prima volta ne Il grande sonno del 1939, è stato portato poi su grande schermo molto volte e con attori spesso inadatti, quasi mai all’altezza del modello letterario: Dick Powell, Humphrey Bogart (il più osannato), Robert Montgomery, George Montgomery, James Garner (il più simpatico), Elliott Gould, Robert Mitchum (per noi il migliore), James Caan.

Liam Neeson

Una figurina stilizzata ma senza spessore.

Ma come sempre il gradimento è soggettivo (pensiamo alle infinite discussioni sui vari James Bond). Sono stati 14 film, senza considerare il più “chandleriano” che sia mai stato realizzato, il mitico Chinatown di Roman Polanski, anche se era senza Marlowe. Ma perfino la serie tv Perry Mason, che si è inventata la narrazione degli anni giovanili del famoso avvocato, ha ben meritato questo lusinghiero aggettivo.

Grande attesa quindi per un film come Detective Marlowe, visto che alla regia troviamo Neil Jordan, capace in passato di film come La moglie del soldato, In compagnia dei lupi, Intervista col vampiro, Michael Collins, e un cast potenzialmente interessante, ricco di nomi prestigiosi. Grande quindi anche la delusione, dopo aver visto il risultato finale.

Marlowe viene ingaggiato da una ricca e viziata ereditiera per rintracciare il suo amante, misteriosamente scomparso. L’investigatore inizia la sua indagine che lo porta in tutti i soliti ambienti classisti e corrotti della L.A. Noir che ben conosciamo, Country Club esclusivi, night club ambigui, luoghi su cui mai indagherebbe la corrotta polizia losangelina.

Liam Neeson Diane Kruger

La tentazione è sempre seducente.

Mentre l’indagine procede senza riuscire ad essere appassionante, entrano in scena vari personaggi, tutti stanche figurine che ricalcano l’immaginario chandleriano. Si arriva annoiati alla fine di una storia che non ha mai appassionato, in cui nessuna interazione fra i personaggi ha suscitato la minima emozione.

Tutto il ragguardevole cast sembra più impegnato a indossare gli eleganti abiti e ad accendersi innumerevoli sigarette che a rendere credibili i personaggi interpretati, la migliore resta Jessica Lange, l’ormai vecchia diva decaduta, ricchissima e potente, corrotta e perfida.

Liam Neeson, sempre molto misurato, sembra però troppo vecchio e stanco per essere del tutto credibile, riuscendo a far sembrare solamente vecchio e rigido un personaggio sfaccettato e complesso come quello di Marlowe.

Jessica Lange

La dama potente e malvagia.

Diane Kruger è la figlia di Lange, che detesta la madre perché inconsciamente si riconosce in lei, ma non riesce a staccarsi dal suo ambiente. Intorno attori come Ian Hart, Alan Cumming, Colm Meaney, Danny Huston, Adewale Akinnuoye-Agbaje non riescono a rianimare un film in cui la forma sovrasta la poca sostanza.

Tanti fedora per gli uomini, eleganti cloche per le donne, costumi eleganti e il classico trench per Marlowe, e poi interni curatissimi, scintillanti auto d’epoca, non bastano a riscaldare un film inutilmente derivativo, che rimescola trame di Chandler, si fregia del mitico cognome per il titolo ma poi è tratto dal romanzo derivativo del 2014 La bionda dagli occhi neri di Benjamin Black (pseudonimo dello sceneggiatore John Banville), che a sua volta “rifaceva” il grande Raymond.

Detective Marlowe, anno di grazia 2023, è un omaggio al genere mal riuscito che non farebbe capire a nessuno digiuno dell’argomento il fascino di quel tempo, di quel personaggio.

Il film è funereo, lento, cupo come la sua fotografia dalle dominanti affogate nel marrone, ingessato nel suo voler essere un omaggio filologicamente corretto a un genere, il noir losangelino, e a una figura classica, il mitico private eye.

La cui frequentazione ha influenzato un’infinità di lettori, facendoli appassionare al thriller/noir e al panorama di un’area geografica tanto cara poi anche ai cinefili, che a Los Angeles, Santa Monica e Malibu non cercano le case dei divi, ma sognano di viaggiare sulle mitiche strade a fianco del distaccato e malinconico eroe, in cerca di un impossibile Giustizia.

Il film è visibile in streaming su Sky dal 28 agosto.

Scheda tecnica:

Regia: Neil Jordan

Cast: Liam Neeson, Diane Kruger, Jessica Lange, Danny Huston, Alan Cumming, Colm Meaney, Ian Hart, Adewale Akinnuoye-Agbaje

Distribuzione: Sky/Now

Genere: noir, thriller

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.