Death of a Unicorn – Recensione

Death of a Unicorn ci ricorda che anche gli Unicorni si possono arrabbiare, quando vengono in contatto troppo ravvicinato con l’umanità.

Una strada si snoda deserta in mezzo a immense, folte, verdissime foreste, costeggiando laghi e corsi d’acqua cristallini. Stiamo forse andando verso un nuovo Overloock Hotel? Interrogativo ragionevole anche perché sappiamo che il film è prodotto da A24, spesso garanzia di prodotti horror.

Invece no, siamo in Oregon ma al volante del solido Suv troviamo un papà e una figlia adolescente, lui fin troppo premuroso, un po’ assillante, ansioso, lei bisbetica e villana come qualunque adolescente dell’attuale narrazione odierna, specie anglosassone, dove pare che dare una sana sgridata al pargolo tanto per ridimensionare, sia vietatissimo.

Elliot, che è un avvocato, sta correndo perché in una villona di lusso persa in quel paradiso naturale lo aspetta un grosso cliente, che potrebbe svoltargli la vita. Lei, Riley, lo segue di malavoglia, costretta dalla situazione. La mamma infatti non c’è più ed entrambi, se pur diversamente, sono inconsolabili.

Ma la fretta porta sempre male ed Elliot investe violentemente un animale di grossa taglia. Si può ben immaginare l’ulteriore choc quando si accorge che si tratta di un giovane unicorno. Che nasconde nel suo sangue (che è blu), nel suo corno, molte misteriose e sconvolgenti sorprese.

Paul Rudd Jenna Ortega

Paul Rudd e Jenna Ortega cosa avranno mai investito?

Divisi su tutto, papà e figlia si troveranno a dover affrontare gli Odell, i loro ospitanti, una famiglia di spregiudicati miliardari nel settore farmaceutico, che si avventeranno sull’incredibile ritrovamento, che promette guadagni stratosferici, se sfruttato commercialmente.

Se infatti il sangue del povero cucciolone guarisce l’acne di Riley, ripristina le diottrie a Elliot, fa addirittura guarire dal cancro il capofamiglia (Richard E. Grant). Che affiancato dalla moglie e un figlio inetto e megalomane stile Lapo, comincia a pianificare un esplosivo sfruttamento commerciale.

Mentre invano Riley, memore degli arazzi esposti ai Cloisters di New York e connessa in qualche modo con gli unicorni, semina funeste previsioni, che gli adulti ignorano. Persi nei loro esaltanti sogni di gloria, successo e soldi, nessuno riflette a fondo sul fatto che dove c’è un cucciolo, ci sono dei genitori. E chi ha detto che gli unicorni abbiano una semplice dentatura da erbivoro?

Paul Rudd, Jenna Ortega Will Poulter Téa Leoni Anthony Carrigan

Alcuni ospiti debitamente sorpresi e costernati.

Nel cast troviamo Paul Rudd, che fa le sue faccette e sgrana gli occhi celesti, mentre passa da voglioso aspirante capitalista e padre avveduto e sentimentale. Lo abbiamo preferito nei due sequel di Ghostbusters e come Ant Man. La figlia è Jenna Ortega che fa la scorbutica come in Mercoledì.

Più spassosa la famiglia Odell, Richard E. Grant è sempre una certezza, Téa Leoni si rivede volentieri nei panni della superficiale First Lady del suo impero economico, mamma affettuosa ma distratta di un figlio imbecille ma protetto dalla sua ricchezza (che è Will Poulter).

Si spreca in un personaggio marginale privo di battute decenti l’attore Anthony Carrigan, star dell’ottima serie tv Barry, confermando che spesso attori che si sono distinti nella serialità, al passaggio su grande schermo vengono relegati in ruoli che non permettono loro di brillare.

Jenna Ortega

Da bambina a Jenna Ortega avevano descritto gli unicorni in maniera diversa…

Death of a Unicorn è scritto e diretto da Alex Scharfman, mentre fra i produttori esecutivi troviamo Ari Aster e non è detto che sia stato un bene. Ogni tanto con i film succede come in cucina, si mettono insieme tanti elementi, ciascuno di per sé valido, ma il risultato finale genera un sapore poco entusiasmante oppure proprio sgradevole.

Qui i temi che Scharfman mette insieme sono più d’uno, la riconciliazione fra un padre e una figlia feriti emotivamente, l’elaborazione di un lutto insopportabile, la satira del capitalismo spregiudicato, compreso l’abusato castigo imposto con sadismo ai ricconi arroganti, tema assai sfruttato e che oggi purtroppo ha perso mordente.

Anche se vedere un avido capitalista orrendamente sbudellato può non spiacere. Ma non si ride per le poche scene comiche, non ci si spaventa per quelle cruente, non ci si commuove per quelle che dovrebbero essere toccanti.

Oltretutto un finalino che si vorrebbe beffardo è invece è solo insensato, cala come una mannaia, lasciano così perplessi da restare in attesa di un’eventuale scena post-credits, che invece non c’è. Inoltre anche se non siamo in un vero e proprio fantasy e pertanto gli unicorni (a tratti un po’ Velociraptor) sono una specie di pittoresco “MacGuffin” intorno al quale agitare temi diversi, un po’ di più si poteva spendere per la CG della loro realizzazione.

Scheda tecnica:

Regia: Alex Scharfman

Cast: Paul Rudd, Jenna Ortega, Téa Leoni, Will Poulter, Richard Grant, Anthony Carrigan

Distribuzione: I Wonder Pictures

Genere: commedia, horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.