Cento domeniche – Recensione

Con Cento domeniche Antonio Albanese ci racconta il giorno di ordinaria follia di un uomo onesto, truffato dal Sistema.

Antonio è una persona normale, uno come tanti: uno civile, perbene, rispettoso e disciplinato. Un fesso insomma.

Ha lavorato 43 anni, è andato in pensione ma ancora arrotonda con qualche lavoretto che gli permette di restare in contatto con il suo vecchio ambiente, i colleghi rimasti amici e anche il “padrone” dell’azienda, che lo tratta con affettuoso paternalismo.

Per tutta la vita è rimasto nel suo paesino sul lago, si è sposato e separato, vive con l’anziana mamma un po’ malmessa, ha una figlia bella e brava che gli annuncia le sue prossime nozze con un bravo ragazzo.

Antonio non vede l’ora che si concretizzi finalmente il sogno della ragazza, ma anche il suo, fin da quando lei era piccina: un matrimonio bellissimo. I soldi ci sono, anni di risparmio, di liquidazione messa da parte, di spese prudenti. Tutto a posto dunque?

Antonio Albanese

Un serio lavoratore, una persona come tante, uno da sfruttare.

No, perché la Banca che si è tenuta in pancia i soldi di Antonio per tanti anni finisce in crisi di liquidità (leggi Monte dei Paschi, Popolare di Vicenza). I risparmi disonestamente convertiti in “azioni” diventano carta straccia, mezzo paese finisce sul lastrico.

Molti cadono in depressione, qualcuno ha crisi più gravi, si pensa ad azioni legali collettive. Antonio cova la sua disperazione sotterranea, si sente un imbecille per la facilità con cui è stato truffato, soffre per la commiserazione di chi lo compatisce, invece che accusare i delinquenti.

Che non sono solo i dirigenti, quelli che si indicano mostrando il cielo con un dito, quelli dei piani alti. Sono anche gli impiegati, quelli alle scrivanie dell’ufficietto, tutti quelli che per timore non si sono opposti, perché “tengo famiglia”, mettendosi contro anche ai propri simili, la gente umile che viene sempre “fregata” dai potenti. Che fra loro si salvano sempre.

Il sogno a lungo sognato.

Come può finire una storia così? Male, ma con sobrietà, come sobria sarà la disperazione di Antonio, che non riesce nemmeno a gridare alle manifestazioni, a firmare una causa collettiva, ad accettare le offerte di aiuto di alcuni amici.

Lui ce l’ha sempre fatta da solo, senza chiedere niente a nessuno, con dignità. Perché questa è la parola chiave dei personaggi di Antonio Albanese, che interpreta, scrive e dirige un film semplice e lineare, tristemente civile, un altro dei suoi personaggi che gli somigliano, una tipologia da lui prediletta: un uomo pacato, con ideali che è ben conscio di poter mantenere a fatica, per non diventare un cinico nichilista senza più illusioni (come era anche nel suo recente Grazie ragazzi).

Ma tutti hanno il loro punto di rottura. In qualche modo questo suo Cento domeniche, distribuito da Vision, film ricorda Giorni e nuvole, altro bel film malinconico e realista, ma con un pessimismo, una cupezza maggiore. Come del resto più nera è diventata la nostra realtà.

Liliana Bottone Antonio Albanese

Le cento domeniche del titolo sono quelle impiegate da uno dei suoi amici, dopo una settimana di duro lavoro, per tirarsi su la casa che potrebbe perdere una volta rimasto sul lastrico. C’è da arrabbiarsi? Ci sarebbe. Anche il più umile dei lavoratori può andare incontro al suo giorno di ordinaria follia.

Scheda tecnica:

Regia: Antonio Albanese

Cast: Antonio Albanese, Liliana Bottone, Bebo Storti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni, Elio De Capitani, Nicola Rignanese, Giulia Lazzarini, Martin Chishimba,

Distribuzione: Vision Distribution

Genere: drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.