Bridget Jones torna invecchiata ma sempre con lo stesso spirito, guardando ancora una volta al suo pubblico di elezione.
Ma perché siamo qui a scriverne? Bridget Jones o si ama o si odia, praticamente per gli stessi motivi. Chi la ama la segue da quando nel 1996 è iniziata la saga letteraria, per mano di Helen Fielding, con puntate successive nel 1999, nel 2001 e nel 2004 e lungo i tre film successivi, il primo film Il diario di BJ era uscito nel 2001, con due sequel, Che pasticci BJ nel 2004 e BJ ‘s Baby nel 2016.
Chi l’amata lo faceva per la sua “diversità”, in un mondo di bellissime magrissime lei, pasticciona sovrappeso, goffa e imbranata, con i suoi look imbarazzanti, era stata comunque corteggiata, una gaffe dopo l’altra, da una quantità di bellissimi uomini, trovando anche il successo professionale.
Chi l’ha detestata lo ha fatto perché BJ rappresenta l’esatto opposto dell’idea dell’essere donna che hanno la maggior parte delle ragazze di oggi (ma anche di ieri e dell’altro ieri soprattutto), che magari avranno affrontato nella vita pene ben più gravi di quelle amorose senza perdere l’aplomb.
Ma le situazioni imbarazzanti in cui le varie sceneggiatura hanno fatto ritrovare BJ evidentemente sono catartiche, anche per chi se ne sentisse estraneo. Sono però passati 30 anni da quando abbiamo conosciuto il personaggio.

Ah l’amour toujours!
Preso atto che è sempre amatissimo, in questi anni noi personalmente siamo ancora cresciuti e la nostra insofferenza nei confronti di un certo tipo di raffigurazione è aumentata di pari passo. Nel 2013 la Fielding scrive Bridget Jones, un amore di ragazzo, dal quale oggi è stato tratto il film di cui siamo qui a discettare.
Bridget, dopo anni di felicità (vedi finale del terzo capitolo) si ritrova di nuovo sola, con due figli da accudire (immaginate le gag, ci riuscite?). Circondata da amici che la compatiscono e non le giovano, incappa in un fisicato ragazzo (rude mestiere ma ottime maniere) che ha la metà dei suoi anni.
Tema oggi evidentemente di moda (ma certo non nuovo, dai tempi del Laureato), vista la produzione di film come il francese 20 anni di meno, The Idea of You, visibile su Prime Video, A Family Affair (su Netflix), stanno per arrivare Lonely Planet con Laura Dern/Liam Hemsworth e Marty Supreme, con l’abbinata Paltrow/Chalamet.

Galeotto fu il picnic.
Ma si sono misurate con ragazzi più giovani delle attrici più mature ma sempre bellissime come Julianne Moore, Jennifer Lopez, Naomi Watts, Tilda Swinton, Emma Thompson, Gina Gershon, Cate Blanchett, Uma Thurman, Diane Lane, Susan Sarandon e molte altre, per approdare alla struggente Vivien Leigh, innamorata di Warren Beatty in La primavera romana della Signora Stone (della serie Lolita vale sempre, per l’altra metà del cielo no).
Bridget si consola della sua solitudine, ritorna alla vita (e ricomincia a pettinarsi, almeno) e pure al suo lavoro di produttrice televisiva, risplendendo in modo tale da richiamare l’attenzione del ben più plausibile insegnate di scienze dei figli.
Tutto ciò sarà narrato ricorrendo a ogni più abusato cliché di genere e proprio del genere “commedia rosa con Bridget Jones”, con un inserimento di hits musicali a tutto volume, stile Vanzina. Una volta la cosa veniva fatta con più stile.

Un momento di “euforia paradossa”.
Chiwetel Ejiofor porta a casa il suo gettone, il giovane Leo Woodall ha la sua visibilità mainstream, il resto è mestiere. Nel mare di melassa, si salvano (e ci salvano) due divi storici: Hugh Grant, il solito adorabile vecchiaccio sporcaccione (ma averne), con la fissa del sesso ma il cuore per Bridget, attore che sta vivendo davvero una seconda giovinezza con ruoli molto vari (Wonka, Dungeon & Dragons,Glass Onion, Heretic).
E come non adorare la meravigliosa ginecologa/analista Emma Thompson, dalla faccia normalmente invecchiata con classe, mantenendo così la sua bellezza. Cosa che non si può dire della protagonista, Renée Zellweger, che non deve, fortissimamente non deve invecchiare come gli altri personaggi che la accompagnano, le amiche, l’amico (inesorabilmente gay), i colleghi, mentre passano i decenni.
Pazienza, come donne siamo rassegnate ma esasperate. I maschi chissà se si rendono conto. Possiamo quindi provare ancora simpatia, solidarietà, comprensione nei confronti della sempre più smorfiosa ragazzona 50 enne, alla quale Renée Zellweger, che di anni ne ha 56, continua ad attribuire tutte le più fastidiose faccette, le smorfiette, le boccucce che potevano essere già a fatica sopportabili nel 2001 ma che oggi sembrano davvero fuori tempo massimo?

Possiamo non infastidirci per quella leziosità complessiva che per una volta peggiora nella versione originale, causa la vocetta sforzata, soffocata e zuccherosa della protagonista? Ma, come dicevamo all’inizio, è il caso di accanirsi?
Certo che no, anche questo Bridget Jones – Un amore di ragazzo non è che una commedia romanticissima, irrorata di quel sentimentalismo che non manca mai (in questa occasione più accentuato), con uno spruzzo di innocua trasgressione, marchio di fabbrica di Working Title, “premiata ditta” che ha sempre saputo fare benissimo il suo mestiere.
Scheda tecnica:
Regia: Michael Morris
Cast: Renée Zellweger, Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Chiwetel Ejiofor, Leo Woodall, Jim Broadbent, Gemma Jones, James Callis. Isla Fisher, Sally Phillips
Distribuzione: Universal
Genere: commedia