Borderlands – Recensione

Borderlands è l’ennesimo film tratto da un videogame, un action iperbolico e surreale in cui tutto però è già visto.

Si può cavare sangue dalla proverbiale rapa? Si può ricavare un bel film da un materiale insufficiente? Da infiniti libri e videogame sono stati tratti film con risultati assi altalenanti e l’esito finale è dipeso da molti fattori, quello basilare però era la storia originale e lo spessore dei personaggi.

In ambito video ludico, per restare su tempi recenti, abbiamo tutti apprezzato la serie tv The Last of Us, che però si avvantaggiava di una sceneggiatura che già nel gioco tratteggiava trama e personaggi in modo “cinematografico”. E così è avvenuto spesso, mentre da videogame più elementari era inevitabile costruire film meno soddisfacenti.

Cosa aspettarsi quindi da un film che è tratto da un videogame come Borderlands, realizzato nel 2009 da Gearbox Software, uno sparatutto (FPS) dai toni forti accentuati da una grafica fumettistica, che ibridava gli storici Doom, Halo, Quake, Duke Nukem con le meccaniche di Diablo?

Si poteva solo sperare che gli sceneggiatori (in questo caso lo stesso regista Eli Roth e tale Joe Crombie) rimpolpassero trama e personaggi in modo tale da renderli interessanti anche per il pubblico passivo di una sala cinematografica.

Cate Blanchett

L’algida e levigata Cate Blachett è un’eroina sempre chic.

In Borderlands film, distribuito da Eagle Pictures, facciamo la conoscenza con Lilith, bellissima cacciatrice di taglie (una Cate Blanchett splendida come sempre), che si lascia convincere dal misterioso e potente Atlas a tornare su Pandora, suo pianeta d’origine, di cui Lilith ha un pessimo ricordo.

Là infatti ha perduto l’amata madre, quando ha dovuto fuggire per sopravvivere. Il pianeta inoltre, arido ammasso devastato di civiltà cancellate, discarica spaziale popolata da mostri di vario genere, custodisce un segreto, una cripta costruita dagli Eridiani, una razza aliena, che garantirà ricchezza e potere assoluto a chi arrivi ad aprirla.

Per accedere alla quale sono necessarie tre chiavi, favolistico elemento ricorrente in tante altre narrazioni. Il compito di Lilith sembra essere quello di recuperare la figlia adolescente di Atlas, ma appena sbarcata su Pandora, la tostissima signora si accorge che la situazione è ben diversa.

Cate Blanchett Jamie Lee Curtis Kevin Hart Ariana Greenblatt Florian Munteanu

Un gruppo di personaggi assai eterogeneo, forse troppo.

Aiutata da un gruppetto di personaggi bizzarri, la donna instaura un inatteso rapporto con la caratteriale ma simpatica ragazzina Tiny Tina e si inoltra in un’avventura ben diversa dal previsto, che la coinvolgerà da vicino. Forse che la ricchezza più grande, che aggiunge potere a chi la possiede, è la Famiglia (o almeno l’amicizia)?

Per la messa in scena di questa storia elementare il regista Eli Roth ha messo insieme un’ammucchiata di divi che più diversi non si può. Cate Blanchett, diafana ed elegante diva poliedrica, abituata a ruoli di spessore, nella sua carriera non ha disdegnato film d’azione con massiccia dose di CG come Thor: Ragnarok ed è stata l’elfo Galadriel nella serie di film sullo Hobbit e Il Signore degli Anelli.

La lanciatissima Ariana Greenblatt (65, Barbie, la serie tv Ashoka) è la tenera Tiny Tina, ragazzina appassionata di peluche esplosivi. L’amata veterana Jamie Lee Curtis è Tannis, un’eccentrica scienziata, figura importante nella vita di Lilith. Kevin Hart (misteriosa scelta di casting) è un mercenario piuttosto serio, poche le battute o le situazioni nello stile di questo attore.

Ariana Greenblatt

Una tenera coniglietta ben decisa a non farsi mettere sotto i piedi.

Atlas ha la faccia incisiva di Edgar Ramírez, mentre la rediviva Gina Gershon è la tenutaria della solita bettola peggiore dell’Universo. Il famoso kickboxer Florian Munteanu (Creed III) non si vede quasi mai sotto la maschera di Krieg, uno psychokiller che si è eretto a protettore della ragazzina.

Haley Bennett è la mamma che compare in ologramma stile Principessa Leia, perché molte sono le assonanze con il mondo di Star Wars, compreso l’immancabile robottino esteticamente simile a R2-D2, logorroico come C-3PO però, doppiato in originale da Jack Black.

Più interessante l’aspetto tecnico visto che si tratta di un film in cui i personaggi sono figurine che si stagliano contro scenari aggiunti in CG, o più probabilmente girato con set virtuali con proiezione in 3D, in cui i tradizionali green screen lasciano spazio ai LEDwall interattivi.

Lontani i tempi di Sky Captain and the World of Tomorrow, primo film nel 2004 interamente girato su schermo blu in cui, a parte gli attori, tutto era realizzato in CG aggiunta, che proprio per questo motivo si è affacciato ai nostri ricordi.

Eli Roth, qui molto meno sanguinolento e sadico che in altri suoi film, dirige questo progetto lungamente rimandato, a causa della difficile opera di convincimento di Randy Pitchford, che aveva per anni rifiutato di lasciar portare su schermi cinematografici la sua creatura.

Aggiungiamo che alcune scene sono state girate da Tim Miller (Deadpool) mentre Roth terminava il suo Thanksgiving. Risultato? Dimenticabile ma senza troppe sofferenze, perché dati i presupposti, non si capisce cosa si pretendesse da una storia così. La sostanza è poca e abbastanza rimasticata, ma la confezione è smart. Come spesso oggi si usa, del resto.

Scheda tecnica:

Regia: Eli Roth

Cast: Cate Blanchett, Jamie Lee Curtis, Kevin Hart, Ariana Greenblatt, Jack Black, Gina Gershon, Edgar Ramirez

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: avventura, azione



Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.