Bones and All – Recensione

La vita va divorata.

Siamo negli anni ’80, in quegli stati centrali degli Stati Uniti che abbiamo imparato a conoscere dai tanti film là ambientati come luoghi di alienazione, spazi sterminati dove i cartelli del cambio di Stato si ergono in mezzo a un nulla tutto uguale. Nella miseria accettata come naturale, visto il Sistema americano, sopravvive l’adolescente Maren, accudita con severità dal proprio padre. Quando una notte riesce a sottrarsi al suo controllo e partecipare a un pigiama party con alcune compagne di liceo, capiremo il perché del comportamento così severo del padre. Maren fin da bambina è preda di accessi di cannibalismo, che periodicamente la costringono alla fuga insieme al padre, unico rimasto a occuparsi di lei.

Questo ennesimo episodio però la lascia sola e abbandonata, una cassetta con la voce del padre a raccontarle la sua vita e l’atto di nascita, con il quale risalire alla madre, responsabile della sua mutazione e fuggita chissà dove. Maren inizia il suo viaggio e, come in tutti i viaggi, come in tutte le vite, fa degli incontri. Costretta ogni tanto ad atti di cui si vergogna da un istinto che prende il sopravvento, si unisce provvisoriamente a un suo simile, l’anziano e inquietante Sully, dal quale però si staccherà. Un giorno incontra Lee, ragazzo perduto come lei, come lei cannibale. Proseguono il viaggio insieme, lui si prende cura di lei, si innamorano, fanno alcuni angoscianti incontri, ipotizzano di smettere una vita che rende entrambi infelici e diventare una giovane coppia come tante. Sarà loro concesso?

Bones and All è un bel film triste, la storia di una giovane coppia in fuga da qualcosa, come tante che il cinema americano ci ha raccontato, storie di ragazzi perduti, che siano vampiri o cannibali, abbandonati a vagare in un nomadland desolato, di baracche fatiscenti, di centri commerciali squallidi, in attesa che il buio si avvicini, preda di una fame chimica che può essere di metanfetamina o di amore, che potrebbero diventare assassini nati o comunque fuggiaschi con la loro rabbia giovane. E i giorni del cielo non torneranno mai più.

Timothée Chalamet, Taylor Russell Bones and All
L’amore nella grande solitudine.

Solo per citare alla lontana alcuni dei titoli che questo film può richiamare. Resterà nel ricordo la disperata fragilità di Timothée Chalamet, che con questo film ormai è deflagrato nell’immaginario delle ragazzine dei nostri giorni e giustamente, perché non sta sbagliando un film. Bones and All potrebbe rappresentare il salto di qualità per la giovane Taylor Russell, vista finora in film e serie tv senza lasciar segno.

Vanno nominati due grandi attori, di quelli di cui la maggior parte del pubblico non sa il nome, Mark Rylance e Michael Stuhlbarg, cui sono affidati due dei personaggi più inquietanti mai messi in scena. E ritroviamo Chloë Sevigny e Jessica Harper, e compare il regista “horror” David Gordon-Green. Dirige Luca Guadagnino, che nei suoi ultimi film (e nella serie tv We Are Who We Are, visibile su Sky) ha mostrato di saper toccare generi molto diversi e qui non eccede nel suo marchio di fabbrica, firmando un film semplicemente eccentrico, tratto dal libro di Camille DeAngelis, che si può vedere come un horror inquietante o una straziante storia d’amore. Un film che oltre che dei personaggi vive dei luoghi in cui si muovono e delle musiche che li accompagnano (la colonna sonora è di Trent Reznor e Atticus Ross e fra le canzoni aggiunte ci sono brani di New Order, Joy Division, Duran Duran, Kiss).

Bones and All Timothée Chalamet, Taylor Russell
Due giovani attori ormai divi.

E se ci sono tante letture per questa storia, tante metafore palesi, tutto si può riassumere in quella maledizione che sembra passare dai genitori ai figli, che siano madri o padri degeneri per una mutazione genetica o semplicemente perché a loro volta devastati da vite disperate. Nuoceranno ai figli, li contamineranno con la loro anomalia, come fosse una tara ereditaria, lasciandoli soli e disperati di fronte al mondo. Consci di essere le ultime vittime di una lunga catena di colpe di altri, ma ugualmente incapaci di assolversi dagli errori che inevitabilmente sono condannati a commettere, delle colpe di cui si macchieranno per sopravvivere, gravati da un peso insostenibile, spinti senza possibilità di fuga in un’unica direzione, quella sbagliata.

Conclusione toccante per un film che per la sua maggior parte sembra un anomalo horror on the road, in cui solo la necessità di sbranare ogni tanto un essere umano accomuna i personaggi. Dedicato ai tanti vampiri infelici per il destino che gli è stato imposto, ai Lost Boys che vorrebbero essere trovati, per concedersi magari una vita “normale”, ai drogati senza speranza cui nessun rehab potrà mai giovare. Per un pubblico di ragazzi o di adulti che non si sono dimenticati.

Scheda tecnica

Regia Luca Guadagnino

Cast: Timothée Chalamet, Taylor Russell, Mark Rylance, Michael Stuhlbarg

Distribuzione: Vision Distribution

Genere: drammatico, horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.