A Wakanda serve una nuova sfida per uscire dal lutto.
Dopo una perdita bisogna andare avanti con quello che ci resta. Questo è quanto hanno fatto nella realtà la Marvel e il regista Ryan Coogler dopo la morte di Chadwick Boseman. Così devono fare anche i personaggi della finzione, nel mondo di Wakanda, la madre costretta ad assumere il ruolo di regina, la sorella devastata dai sensi di colpa, le persone della cerchia più intima stretti attorno ai propri cari, i sudditi preoccupati e addolorati.
Non c’è spazio per nessuna debolezza però, fuori dai protetti confini c’è un mondo che aspetta solo di poter approfittare di qualunque anche minima crisi dell’isolata nazione in lutto. Perché a Wakanda c’è il vibranio, minerale che ogni nazione straniera brama possedere, ricorrendo anche ad ingerenze illegali.
Ma una nuova minaccia si profila, il popolo dei Talokan, da secoli rimasto nascosto al resto del mondo nel suo regno subacqueo, anche lui in possesso del vibranio che si trova sul fondo degli oceani. Gli abitanti di questo antichissimo popolo sudamericano sono stati vessati per lunghi anni da altri popoli di voraci predatori, sono stati oppressi e sfruttati. Il loro leader è Namor, un semidio reso tale da una divinità impietosita, un mutante che può respirare sia sott’acqua che sulla terra, che sfreccia negli oceani ma si libra anche nell’aria grazie a piccole ali alle caviglie, un giovane uomo che ha vissuto secoli, con un carattere forgiato dalle avversità. Sarebbe il soggetto perfetto per un’alleanza, ma si scontra con la Ramonda e Shuri, entrambe determinate a conservare l’indipendenza del loro regno e in disaccordo con la cieca brama vendicativa di Namor.
Ci sono diversi temi, in questo secondo film dedicato alla Nazione Wakanda. In principio c’è il lutto: T’Challa è morto, il paese è privo del suo re, si deve trovare un nuovo centro d’equilibrio, una nuova Black Panther. Del resto la morte di Chadwick Boseman doveva entrare per forza nella narrazione e non solo come omaggio molto sentito nei confronti di un giovane attore davvero sfortunato. L’argomento aleggerà su tutto il film, dai titoli di testa Marvel, graficamente modificati, fino alla scena (l’unica) nei titoli di coda. C’è poi il tema della successione, tutta al femminile, con una Regina cui Angela Bassett infonde tutto il suo immutato carisma (grazie anche a un look strepitoso) e una Principessa lontana dalle logiche del potere che rifugge un ruolo mai desiderato, personaggio affidato con intenzione alla rigida Letitia Wright.
Ma il tema portante della narrazione sarà il colonialismo selvaggio, l’aggressione di popoli più forti ai danni di altri, più deboli ma dotati di quelle risorse che agli altri mancano, nel solito saccheggio che ben conosciamo. Ovviamente in questi percorsi di sopraffazione, non c’è mai posto per la pietà, anzi i popoli soggiogati vengono ridotti in schiavitù e brutalizzati ad oltranza, provocando così reazioni ostili che si protraggono attraverso i secoli. Quindi Talokan e Wakanda potrebbero allearsi e per un attimo la cosa sembra possibile. Invece così non sarà e la seconda parte del film si concentrerà sulla lotta all’ultimo sangue fra le due popolazioni, che costringerà tutti a misurarsi con le proprie ambizioni, con i propri doveri.
Pur soffrendo l’eccessiva lunghezza (161 minuti sono davvero tanti e nel corso del film se ne avverte a tratti il peso), Wakanda Forever riesce ad appassionare più del film precedente, forse perché il conflitto fra vittime e carnefici, fra sfruttati innocenti e famelici sfruttatori, con le difficili alleanze verso eventuali nemici comuni, interessano di più rispetto alle rivalità ereditarie del primo capitolo, con la scontata lotta per la successione fra Killmonger e T’Challa. Restano invece di maniera i dubbi e le esitazioni di Shuri nell’accogliere l’inevitabile eredità, che però, specie dopo la scena a metà dei titoli di coda, aprono verso più intriganti scenari futuri.
Dal punto di vista visivo, il film regala ottimi momenti, splendide alcune sequenze d’azione, spettacolare l’assalto finale alla nave, bellissimi i costumi, le architetture di Wakanda ma soprattutto il mondo sottomarino, molto più fascinoso e minimal-etnico rispetto ad Aquaman. Si fanno notare anche alcune belle canzoni scelte per inserirsi nella valida colonna di Ludwig Göransson, mentre è poco incisiva la preannunciata hit di Rihanna Lift Me Up. Più scontate alcune parentesi etniche, con danze, cerimoniali e costumi pittoreschi.
Convince poco la new entry di Dominique Thorne nel personaggio di Riri, la giovane nerd umana che avrà molta parte nello sviluppo di una particolare arma di difesa. Anche per Namor, alla fine il personaggio più interessante, avremmo preferito una presenza più carismatica, ci dobbiamo accontentare di Tenoch Huerta (Narcos: Messico). Sprecato per ora l’inserimento di Michaela Coel, attrice dalla forte presenza ma soprattutto autrice di due serie tv, la satirica Chewingum e la provocatoria I May Destroy You, che nel film trova davvero poco spazio per farsi notare. Anche Martin Freeman qui ha poca parte, al di fuori dei battibecchi con Julia Louis-Dreyfus, così come Lupita Nyong’o, che però avrà futuri inevitabili sviluppi.
Wakanda Forever chiude in leggera risalita la poco entusiasmante Fase 4 dell’MCU, che fra film e serie tv non ha suscitato molto entusiasmo, con un paio di eccezioni. Sono annunciate delle serie tv sequel/spinoff, una sarà Ironheart con il personaggio di Riri, un’altra ancora senza nome, ambientata in Wakanda, nel proseguire della tattica che mira a tenere i fan avvinti in un loop virtuoso che non conceda digressioni in altri mondi.
Del resto si tratta pur sempre di scelte che lo spettatore farà volontariamente, che però implicano la capacità di tenere sempre alta la sua attenzione, mentre di film in film, di serie in serie quest’attività è diventata sempre più faticosa. Come si è visto nel divertente finale di She – Hulk, forse qualcuno dovrebbe davvero riuscire a parlare seriamente con Kevin Feige. Sempre ammesso che esista.
Scheda tecnica
Regia: Ryan Coogler
Cast: Letitia Wright, Angela Bassett, Tenoch Huerta, Martin Freeman
Distribuzione: Walt Disney
Genere: azione, avventura, fantasy