Bird ci racconta una storia di emarginazione in una luce di realismo magico, senza disperazione, forse addirittura con speranza.
Bird è un film d’autore, scritto e diretto da Andrea Arnold, una regista che ama raccontare su grande schermo le storie di quelli che oggi sono gli ultimi degli ultimi, con film come Fish Tank, American Honey, Red Road.
Arnold dipinge uno spaccato di umanità che non va confuso con le ambientazioni di Ken Loach, che mostra proletari o piccolo borghesi respinti, frantumati dal Sistema, ma che ci vorrebbero rientrare, vorrebbero lavoro, casa, ospedali, scuole, vorrebbero una piccola vita civile.
I protagonisti di Arnold di quel Sistema non sanno che farsene (forse incassano un assegno di sopravvivenza), ne sono orgogliosamente (disperatamente) fuori, vivono in case occupate lasciate al degrado e alla sporcizia, non provano nemmeno a lavorare, se non per qualcosa di illegale.
Si accoppiano giovanissimi per cui padri nemmeno trentenni si ritrovano figli di 13/14enni che stanno a loro volta per figliare, in un folle accorciamento generazionale. Ma vivono, con una forza e con una determinazione a essere felici, a divertirsi (ad amare ed essere amati), che talvolta manca ai protagonisti di Loach.

Un padre e una figlia che potrebbero scambiarsi i ruoli.
Siamo nei sobborghi di una cittadina del Kent, la protagonista è Bailey, 12 anni che sembrano tanti di più, un carattere già fortissimo, è in lotta di affermazione con il suo ambiente, con il resto del mondo.
Completamente abbandonata a se stessa, in una situazione famigliare frantumata e sempre più sfilacciata, rimbalza nei suoi vagabondaggi fra le persone che a vario titolo sono i punti di riferimento della sua sopravvivenza. Che però vorrebbe più ordinata, più giusta, meno scomposta.
In tutto questo degrado, che sfiora la violenza in più occasioni, arriva come un angelo planato da un altro pianeta Bird, un giovane uomo, anche se molto più grande di lei, in cerca della famiglia perduta quando era piccolissimo.

Franz Rogowski, attore splendido in qualunque personaggio gli venga affidato.
Un personaggio che potrebbe sembrare l’amico immaginario, nella sua semplicità, nel candore, nella compostezza, nel porsi senza pretese di fronte a lei, al mondo, in mezzo allo strepito, alla brutalità, alla mancanza di empatia di tutti gli altri.
Il suo arrivo e la loro frequentazione segnano l’ingresso in una dimensione surreale, fiabesca, magica quasi, che per noi rende il film superiore ai precedenti di questa originale regista, ma anche di autori diversi come Sean Baker di Un sogno chiamato Florida o Benth Zeitlin di Re della terra selvaggia.
Splendida la selezione di canzoni d’accompagnamento, dall’indie, al punk, al pop d’autore, capaci di far crescere senza sotterfugi una partecipazione emotiva inaspettata. Franz Rogowski è un attore di tale intensità da nobilitare, elevare qualunque materia gli sia affidata e qui è l’elemento che fa la differenza.

Un uomo, un amico, un uccello, un angelo?
Barry Keoghan (Gli spiriti dell’isola, Saltburn) immette nella figura del padre un’esuberanza proletaria irrefrenabile. Bailey è interpretata dall’esordiente Nykiya Adams con incredibile capacità. Sui titoli di coda del film, distribuito da Lucky Red, le tante facce vere dei personaggi che nel film interpretano se stessi, come fossero degli zingari veramente felici.
Nessuna delle storie di nessuno dei personaggi del film avrà conclusione, forse andrà tutto bene, probabilmente no. Però qualcosa ci lascia, una pena, un senso di impotenza, la coscienza di non avere risposte, perché tutti i modelli finora seguiti dall’umanità nel suo farsi “società civile” si sono rivelati fallimentari.
E allora meglio chiamarsene fuori, pur sfruttando il Sistema perché un tetto ci vuole, ci vuole l’energia elettrica, ci si sposa in Comune, un assegno ogni tanto magari non guasta.

Ma ci vuole anche l’affetto, la cura, ci vuole la speranza se non la possibilità di una fuga, di un cambiamento, ci vuole la metafora di poter volare via, ci vuole il sogno. Che Bailey riceverà dal suo strano amico, un angelo caduto forse, anche se non siamo a Berlino o a Los Angeles.
Scheda tecnica:
Regia: Andrea Arnold
Cast: Nykiya Adams, Franz Rogowski, Barry Keoghan, Jason Buda
Distribuzione: Lucky Red
Genere: drammatico