Torna Berlin, uno dei protagonisti più amati della Casa di Carta, in uno spin-off tutto suo.
Nel 2017 era stata realizzata dalla spagnola Antena 3 la serie tv La casa di carta, nata come un prodotto commerciale dalle limitate ambizioni, portata all’attenzione mondiale pochi mesi dopo, quando è stata trasmessa in streaming su Netflix, che l’aveva acquistata.
In origine si trattava di un’unica stagione di 15 episodi da 70/75 minuti ciascuno, rimaneggiata da Netflix per farne due stagioni, una da 15 e l’altra da 7 episodi di minore durata, divenuta la serie più vista fra quelle non in lingua inglese. Il fenomeno era esploso, anche con le stagioni successive, prodotte direttamente da Netflix.
La serie raccontava di una rapina iperbolica: un misterioso Professore metteva insieme una banda di 8 elementi per eseguire il colpo perfetto, un’irruzione nella Zecca di Stato, per stamparsi i soldi che poi sarebbero stati sottratti.
Il protagonista e il suo nuovo socio in affari.
Il palazzo era stato occupato fingendo una normale rapina finita male, prendendo ostaggi e facendo le solite richieste, solo per guadagnare tempo. Ma anche il piano più geniale, per l’esecuzione deve appoggiarsi su altri esseri umani, le cui loro debolezze avrebbero rischiato di portare al crollo della costruzione.
Il successo era dovuto alla trama originale, anche se riproponeva schemi noti. Il merito era tutto di Álex Pina, autore di una sceneggiatura perfetta, nella definizione dei caratteri e nella tempistica dell’impresa, e nella scelta di un cast sorprendente.
Che vedeva al lavoro attori assurti poi a gloria mondiale. Fra questi, nella prima e seconda stagione, uno dei più amati era stato Berlin, interpretato da Pedro Alonso, personaggio di grande appeal ma imprudentemente eliminato, ricomparso poi in numerosi flashback nelle stagioni successive, che avevano aumentato il suo carisma, mentre approfondivano la sua storia personale.
Berlin, alias Andrés de Fonollosa.
Il personaggio torna adesso in uno spin-off/prequel tutto suo, otto episodi trasmessi ancora una volta da Netflix. Lo ritroviamo in epoca precedente il colpo per il quale lo avevamo conosciuto, nel periodo del suo fulgore professionale. Il suo mestiere è sempre quello che ben sappiamo, truffatore e rapinatore di altissimo livello.
Seguendo lo schema de La casa di carta, agisce attorniato da un gruppetto di fedelissimi, scelti ciascuno per la sua specifica abilità. Un cervello e tante braccia. Andrés, questo è il suo vero nome, è affiancato dal maturo Damián, ideatore del colpo, e da quattro giovani aiutanti, due ragazzi e due ragazze.
Qui c’è da svuotare il caveau di una prestigiosa casa d’aste, in cui saranno raccolti gioielli da tutte le case regnanti e dai miliardari d’Europa, per il valore stratosferico di 44 milioni di dollari.
Un dandy insospettabile.
Il piano, elaboratissimo fra inganni, trucchi, macchinari e hackeraggi, necessita di una realizzazione di diabolica complessità, e implica il passaggio per le mitiche catacombe di Parigi. Il tutto sarà complicato dalle debolezze umane dei componenti della banda, tutti con qualche defaillance emotiva che metterà a rischio l’operazione.
Pure il capo, Andrés, è soggetto a questi problemi, da quell’incurabile romantico che si rivela essere. E qui sorge il primo dei problemi della serie. Andrés nel corso delle stagioni di La casa di carta si era rivelato elegante e charmant, sentimentale ma disincantato, fantasioso e geniale.
Il modello per il personaggio era quello del ladro gentiluomo, l’inaffidabile seduttore stile Caccia al ladro, che non rinuncia a vivere la sua vita sentimentale a fianco di quella professionale (cosa che del resto fanno i suoi collaboratori, tutti presi in incroci di amorosi sensi).
C’è una nuova banda in città.
Ma dalla serie-madre sapevamo benissimo che poteva essere anche (e soprattutto) una grandissima carogna, un egocentrico in delirio di onnipotenza, capace di usare le parole per ferire e manipolare senza pietà, per spingere al limite i suoi nemici.
Qui, colpito da imprevedibile folgore amorosa, l’incallito narcisista si rivelerà sì un sì manipolatore cinico e astuto, ma anche un amante accecato dalla passione che, come l’ultimo dei suoi sprovveduti complici, rischierà grosso per correre dietro alla canonica sottana.
Perché il messaggio principale è che al cuore non si comanda, perché l’amore è tutto quello che conta nella vita. Certo con i soldi tutto gira meglio e quindi a delinquere non si può rinunciare. Nella parte conclusiva compaiono un paio di personaggi della serie originale, per cercare di rialzare il livello di interesse nella storia.
Pedro Alonso in questo personaggio ha trovato il ruolo della vita.
Berlin come serie tv non andrebbe paragonata alla Casa di carta, ma sarà inevitabile e questo causerà qualche delusione. Che già la serie d’origine non fosse un serio heist movie/thriller con pretese di verosimiglianza è risaputo, ma il mix fra questi generi e il melò/soap era riuscito, proprio quell’elemento che, dato il giusto dosaggio perlomeno nella prima e seconda stagione, aveva fatto amare la serie dagli estimatori, già allora però indisponendo altri.
Qui lo sbilanciamento è invece pesante, dopo i primi due/tre episodi, c’è troppa commedia sentimentale, troppe sono le scaramucce sentimental/sessuali fra le varie coppie di personaggi, incapaci di destare però davvero interesse, e poca è l’azione, con scarsa tensione durante l’esecuzione del colpo (che si pensava fosse il fulcro della storia), che viene messa in scena con una tecnica abituale, intrecciando le istruzioni per le varie fasi della realizzazione con la loro effettiva messa in atto.
Tutto viene rallentato dalle varie interazioni sentimentali del cast giovane, a tratti così scontate e stiracchiate da innervosire, forzate e così prolungate in certi passaggi da risultare noiose.
A vederli così, nessuno sospetterebbe…
Soprattutto però pesa il paragone fra questo Andrés e il Berlin che abbiamo conosciuto e amato nella serie originale, che pur bon vivant e con un allure internazionale non sembrava certo l’irriducibile paladino dell’amore a ogni costo, che per quel sentimento rischia il fallimento di un colpo da 44 milioni di euro. Finendo per innervosire pure lui.
Del resto il cambio di tono si può misurare anche dalla parentesi canterina nell’ultima puntata, con un successo platealmente commerciale al posto di Bella ciao, allora vero colpo di genio, canzone riportata all’attualità non da qualche partito di sinistra ma dalla serie tv spagnola (“una mattina mi son svegliato…”).
Pedro Alonso gigioneggia amabilmente, fondendosi quasi nel suo personaggio, mentre le tipologie dei complici riprendono qualche carattere di Casa di carta, con interpreti non memorabili.
Solo nel terzo episodio Berlin/Andrés si concede un’allusione al suo compagno di avventure prediletto e lievi echeggiano le note della già citata Bella ciao. Come spesso accade, si sarebbe potuto stringere, sei episodi sarebbero stati sufficienti, invece di otto.
Anche la fotografia coloratissima accentua il tono pop della narrazione, che però non era quello atteso dallo spettatore. La casa di carta è stata un fenomeno internazionale, un vero successo-monstre grazie al suo riuscito mix fra noir e soap, seguita da una massa enorme di fan, ai quali di eventuali difetti non importava nulla, felici di sospendere l’incredulità e di ributtarsi in mezzo a personaggi a vario grado amatissimi (oppure odiatissimi, fa lo stesso), con l’aggiunta del tema della sfida, della beffa al Potere, qui del tutto assente.
Questa volta la magia per noi non si è ripetuta. Peccato perché Berlin è un personaggio che si è conquistato un suo posto in prima fila fra i tanti altri e meritava un trattamento più serio, con il suo altezzoso sprezzo del pericolo, l’accettazione del Destino anche quando avverso e la sua convinzione che la vita vada sempre vissuta al massimo. Male che vada, vediamo di lasciare dei bellissimi cadaveri.
Scheda tecnica:
Autore: Álex Pina, Esther Martinez Lobato
Cast: Pedro Alonso, Tristán Ulloa, Michelle Jenner, Begoña Vargas, Julio Peña Fernández, Joel Sanchez, Samamntha Siqueiros
Distribuzione: Netflix
Genere: thriller, commedia