Babygirl – Recensione

Babygirl, interpretato da Nicole Kidman, mette in scena un personaggio femminile represso socialmente e sessualmente, che vorrebbe sottrarsi a tanti stereotipi opprimenti.

Oggi, anno di grazia 2025, è socialmente accettabile che una donna sia una “sporcacciona”? Può una donna dichiarare apertamente (come fanno tanti uomini) di eccitarsi guardando un porno, può avanzare precise richieste al suo partner sessuale, a un marito?

Può essere madre irreprensibile se ogni tanto si concede parentesi trasgressive con un amante più giovane? Può esigere di arrivare all’orgasmo ogni volta che fa sesso?

Soprattutto, ai nostri difficili tempi metoo/woke, può stabilire una relazione sessuale con un dipendente in posizione inferiore senza rischiare posto e reputazione, finendo peggio di Anna Karenina (pensiamo anche alla serie tv Disclaimer)?

In sintesi questo è quanto capita a Romy, algida donna di potere, rigida come un manico di scopa, pur bellissima e splendidamente addobbata, che non riesce nemmeno più a ballare con Jacob, il pur amato marito, figurarsi sotto le lenzuola.

Nicole Kidman Antonio Banderas

Una coppia che sembra tanto tanto felice.

Lui, che pure è affettuoso e appassionato, da quasi vent’anni fa solo “il missionario” (un morbido, umano Antonio Banderas) e la splendida moglie (Nicola Kidman, corpo da adolescente e faccia da capolavoro di ritocco e scultura estetica), mandano avanti la loro storia come tanti ricchi assai impegnati di oggi.

Lui stimato regista teatrale, lei leader di un’azienda tech, faro di femminismo ma costretta a una perenne perfezione come donna e come manager, due figlie adolescenti con cui fare i conti. Ma tanto controllo prima o poi provoca l’esplosione, come una pentola a vapore quando il coperchio non tiene più troppa pressione.

La causa sarà Samuel, un giovane stagista (il bell’Harris Dickinson fintamente quasi adolescenziale), che getta le sue reti, annusando subito quanto di inconscio emana Romy, che si lascia trascinare in un gioco assai rischioso.

Nicole Kidman Harris Dickinson

Un’attrazione fatale?

In cambio di qualche momento in cui mollare gli ormeggi, lasciandosi finalmente andare a situazioni fantasticate ma mai messe in atto, la donna rischierà famiglia e carriera. Niente di nuovo sotto il sole, ci sono echi di 9 settimane e mezzo (senza offesa un po’ anche Madame Bovary), e di Rivelazioni, film tratto da un libro scritto ben prima del metoo, nel 1994.

Mentre diverse, più adolescenziali e grottesche (e più “harmony”) erano le meccaniche di 50 sfumature e diversa e imparagonabile era l’equilibrio del rapporto fra i due. Il tono a tratti promette dramma, forse anche thriller, sicuramente nessuno dei due amanti è del tutto sereno emotivamente, ma si tratta di adulti consenzienti, a parte il problema della monogamia matrimoniale, quindi perché martirizzarsi tanto?

Almeno ci sono risparmiate le ambasce sentimentali, perché qui solo di sesso si tratta e sesso un po’ particolare. La Babygirl è Kidman, che era già donna vessata ma in parte complice in Big Little Lies (ne parlavamo qui), la prima a disprezzarsi per le sue necessità (sarà per educazione, religione, convenienza sociale, chissà), resta per noi sempre poco credibile come interprete.

Nicole Kidman Harris Dickinson

Rischiosi giochi mai fatti prima.

Eterea icona chic e amatissima dai gay, miracolo di estetica, è per noi priva di quella capacità di comunicare che dovrebbe essere la caratteristica di un bravo attore. Meglio reso da Harris Dickinson il più ambiguo Samuel, ragazzo che forse aveva calcolato tutto con molto anticipo ma chissà, che balla sinuoso sulle note dell’allusiva, evocativa Father Figure.

Banders è il più umano di tutti, pur con le sue palesi manchevolezze da marito troppo tradizionale (sarà perché di origine spagnola e quindi probabilmente cattolico?). Il rischio si sa aumenta l’eccitazione, guai non esistessero le proibizioni, la trasgressione non sarebbe così divertente, anche se oggi quasi tutto è stato sdoganato.

Può fare scandalo rivendicare il diritto delle donne a esprimere la propria sessualità anche se non è quella degli angeli? Qui la regista e autrice olandese Helina Reijin, già autrice del film Instinct (altra storia di attrazione sessuale malgrado tutto) e Bodies Bodies Bodies (gioco al massacro slasher fra giovani della Gen Z), aggiunge il tema delle “molestie” sul lavoro.

Nicole Kidman Harris Dickinson

La sfida della sopraffazione.

Ma il tema più interessante è quello dei danni che un eccesso di controllo provoca sulle persone sovrastate da troppe responsabilità (è noto che per ripulirsi dall’esercizio del potere molti manager della City durante la pausa pranzo si abbandonassero alle angherie caramente retribuite di varie dominatrix, così almeno raccontava Vivienne Westwood).

Consideriamo inoltre che nessuno parlerebbe di Babygirl (furbamente prodotto da A24 e in Italia distribuito da Eagle), se il protagonista fosse un bel manager frustrato con moglie poco disponibile, che perdesse la testa per una giovane e tentatrice impiegata, storia così vista da essere diventata irricevibile.

Qui la situazione è accuratamente costruita per épater le bourgeois (ma si astenga chi sperasse di vedere chissà che cosa, la protagonista è Kidman e figurarsi) e far discutere fra chi ne sorriderà e chi lo prenderà sul serio.

Divertente comunque leggere le tante cose che ancora oggi gli uomini dicono sulle donne, sulla loro sessualità, sulla loro moralità, sui loro orgasmi, argomenti che spesso conoscono a spanne. Ma se qualcuna tornando a casa, dicesse al marito “famolo strano” almeno sarebbe giustificata. E magari anche il marito scoprirebbe mondi inattesi. Stiamo sereni.

Scheda tecnica:

Regia: Helina Reijin

Cast: Nicole Kidman, Harris Dickinson, Antonio Banderas, Jean Reno, Sophie Wilde

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: thriller, drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.