Nel film Atlas su Netflix, Jennifer Lopez se la vede con l’intelligenza artificiale, che può essere buona ma anche tanto cattiva.
Pianeta Terra, futuro prossimo venturo: come in tanti altri film e serie tv (che ormai fare l’elenco sarebbe lungo, sono troppi) le intelligenze artificiali messe ad accudirci, a fare per noi i lavori che non abbiamo più voglia di fare, semplici macchinari o sofisticati robot dalle sembianze umane, si ribellano.
Si scatena una guerra contro un gruppo di potentissimi umanoidi, capitanati dallo spietato Harlan, definito “il primo terrorista in IA”, creato e cresciuto insieme alla figlia della scienziata che ha portato a livelli preoccupanti la simbiosi fra umani e IA.
I Governi hanno contrattaccato dando inizio a una sanguinosa guerra su larga scala, alla fine della quale Harlan fugge nello spazio promettendo un ritorno. 28 anni dopo, ritroviamo l’ex piccina diventata un’ingrugnata, asociale e spettinatissima scienziata (Jennifer Lopez), che, hackerando un antipatico robot rimasto come cellula dormiente sulla Terra, scopre dove si trova l’odiatissimo Harlan (capiremo poi il perché di tanta ostilità).
Mandata nello spazio ad affrontarlo insieme a una pattuglia di eroici ranger, dopo che il reparto è stato attaccato, si ritrova da sola dentro un esoscheletro a combattere contro un esercito di robot superpotenti e supercrudeli.
Jennifer Lopez, la scienziata all’antica.
Vista la sua ostilità nei confronti della tecnologia dei “link neurali” (sarebbe la moglie ideale di un Jack Reacher del futuro), rifiuta di connettersi e di ragionare con la IA che governa il suo guscio tecnologico e che si chiama Smith, in un rapporto che sconforta di nostalgia lo spettatore, memore di Hal in 2001 Odissea nello spazio, e si ostina a fare tutto da sola.
Come andrà a finire questo buddy movie spaziale? C’è bisogno che ve lo diciamo? Jennifer Lopez di recente ha lavorato con Netflix per Un matrimonio esplosivo e The Mother, nel suo costante altalenare fra commedia e azione.
Il malvagio Harlan, anche se alla fine uno scopo etico lo avrebbe, è affidato al cinese Simu Liu, lo ricordiamo in Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli e Barbie. Del tutto sprecato Sterling K. Brown, che giganteggiava nella sarcastica commedia American Fiction. Mark Strong è il paterno Generale tutto d’un pezzo. La voce di Smith è di Gregory James Cohan, accomodante, gentile, mai mellifluo, più simpatico della sua riottosa protetta.
Una donna in un esoscheletro, che nostalgia di altri tempi, di altri personaggi.
Se già l’incipit non risuonava di originalità, tutto lo sviluppo seguente è di sconfortante banalità, come un film per adolescenti degli anni ’80, mentre rimastica, anche visivamente, tanto immaginario sull’argomento, ma un immaginario datato, polveroso.
Perché mai come oggi l’argomento dell’Intelligenza artificiale è dibattuto in ogni campo, per le infinite ramificazioni che hanno i suoi impieghi e andrebbe trattato ormai con maggiore rigore e meno svolazzi di fantasia, non solo per fare da pretesto per l’ennesimo film facile, fatto per intrattenere un pubblico dalle modeste aspirazioni.
Quindi Atlas, su Netflix dal 24 maggio, così com’è si riduce al solito filmetto d’azione, robot cattivi contro l’umanità, scene d’azione da videogame, anche per l’abbondanza di scenari in CG.
Cosa succede quando ti sintonizzi con una I. A.
In cui il rapporto fra la protagonista e la IA del suo esoscheletro è condito da dialoghi imbarazzanti, in cui ovviamente, sintonizzandosi con la volitiva protagonista, la virtuosa IA dalla voce maschile imparerà a dire parolacce.
Paradossalmente la stessa cosa succede con lo scimpanzé protagonista de Il regno del pianeta delle scimmie nel contatto con un’umana, si vede che di meglio non abbiamo da insegnare.
Prima o poi qualcuno dovrebbe pensare a una storia capace di appassionare e anche di far conoscere con un po’ di serietà alle masse qualcosa di più su questo argomento che ci riguarderà sempre maggiormente in futuro, e ci sta già riguardando anche se non ne siamo ben coscienti.
Va detto che finora uno dei film più interessanti, anche perché risale al 2013, è stato Her, scritto e diretto da Spike Jonze. Perché non è necessario parlare sempre di Skynet e umanoidi assassini per spiegare i rischi e i vantaggi connessi a questa incredibile tecnologia.
Oggi quando un film trabocca di banalità e luoghi comuni, si usa dire che forse la sceneggiatura è stata scritta da un’intelligenza artificiale. Pensiamo che, dovendo scrivere di se stessa, qui avrebbe fatto un lavoro migliore.
Scheda tecnica:
Regia: Brad Peyton
Cast: Jennifer Lopez, Sterling K. Brown, Simu Liu, Lana Parrilla, Mark Strong, Gregory James Cohan
Distribuzione: Netflix
Genere: azione, avventura