Torna il simpatico mini-eroe Ant-Man, in un’avventura più spettacolare ma meno riuscita rispetto ai due precedenti episodi.
Avevamo incontrato per la prima volta Scott Lang, l’innocuo uomo della porta accanto, nel 2015, alle prese con i suoi complicati rapporti famigliari, catapultato in un’avventura più grande di lui, specie dopo che era stato rimpicciolito alla dimensione di una formica dal geniale Hank Pym, genio della meccanica quantistica.
L’avventura lo aveva fatto entrare in un universo per lui impensabile, quello dei Supereroi Marvel, concedendogli la possibilità di conquistare il cuore di Hope/Wasp, la bella e coraggiosa figlia di Pym, che combatteva al suo fianco.
Pym, ex agente dello SHIELD, aveva lottato tutta la vita per proteggere da abusi la sua scoperta, una sostanza che diminuisce la distanza fra gli atomi, rimpicciolendo anche organismi viventi alle dimensioni di una formica, dotandoli di una forza sovrumana.
Hank non aveva però mai smesso di cercare l’amatissima moglie Janet, persa di 30 anni nell’universo quantico. Nel 2018 avevamo ritrovato Scott più sicuro delle sue capacità, coinvolto negli eventi di Civil War.
I film a lui dedicati erano state due avventure ricche di azione a rotta di collo, combattimenti frenetici, humor in abbondanza (ma mai eccessivo), buoni sentimenti mai troppo smielati, fra travolgenti rimpicciolimenti e ingrandimenti sempre più fulminei, spettacolari e divertenti e tante gag spassose.
L’ultima volta che abbiamo incrociato Scott, è stato nel 2019, in Avengers: Endgame, in cui aveva ricoperto un ruolo decisivo, ormai Super-eroe a tutti gli effetti. Oggi, anno di grazia 2023, inizio ufficiale della quinta fase dell’Universo Marvel, lo incontriamo al sole di San Francisco, che si gode beatamente la fama conseguita, divenuto anche uno scrittore di successo, felice con la sua nuova famiglia allargata.
La figlia Cassie, ormai adolescente, a sorpresa è diventata una scienziata visionaria e sarà proprio lei a commettere un’imprudenza che risucchierà tutto il gruppo nell’universo quantico.
Dove l’unica a muoversi a proprio agio, ben conscia dei particolari pericoli, è proprio Janet, che non ha mai raccontato tutto quello che le era capitato nei suoi decenni di esilio forzato.
In quel mondo bizzarro incontriamo infatti, oltre a una miriade di strane creature, tre nuovi personaggi: l’ambiguo Lord Krylar (Bill Murray); Modok, acronimo per Mental Organism Designed Only for Killing, un grottesco testone volante tutto cervello, creato per scopi distruttivi, e quello che sarà il “cattivo” della nuova narrazione: Kang il Conquistatore (Jonathan Majors visto nell’originale serie tv Lovecraft Country, nel western surreale The Harder They Fall), che compariva in una diversa incarnazione alla fine della serie tv Loki.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania verte sullo scontro con questo nuovo personaggio, del cui vissuto resteremo all’oscuro, mentre lo scopo principale dei Nostri resta quello di tornare a casa, nel mondo normale.
Ma le mire di Kang saranno tali da coinvolgere Scott e Family in una vera e propria guerra di liberazione. Tutta l’azione si svolge nell’universo quantico, affollatissimo di città, locali, abitanti bizzarri, ricreando un modo che visivamente rimanda a tanti Star Wars, ai Guardiani della galassia, ad altri Avengers, questo inevitabilmente perché davvero non si sa più cosa mettere in un universo alternativo per “farlo strano”.
E la sequela di scontri, combattimenti, battaglie di vario genere non può vivacizzare più di tanto una trama assai meccanica. Nella quale sarà l’unione a fare la forza (ma davvero?), che sia la Famiglia sempre unita per la quale, con la quale, sfidare qualunque pericolo, che sia la famiglia più allargata che è la popolazione sconfitta e imprigionata dal despota, che solo ribellandosi potrà conquistare quanto ha perduto.
O che si tatti delle volonterose formiche, che non potevano mancare, risolutive nel finale come già erano state negli alti film. E proprio a una tecnica usata da questi insetti è legata una divertente sequenza. in cui Scott per salvarsi costruisce una struttura con migliaia di copie di se stesso.
Del resto l’esigenza era dichiarata, siamo al primo film della quinta fase, bisognava preparare la strada ai futuri sviluppi, per riallacciarsi nel 2025 e 26 ai due film conclusivi della saga Avengers: The Kang Dinasy e Secret Wars. E proprio Kang, definito “il nuovo Thanos”, caratterizzerà questa fase.
Messi tutti insieme, i protagonisti perdono in spessore, costretti a correre di qua e di là e a dare e subire mazzate quantiche, con poche occasioni per interagire in modo divertente, come era stato nei due film precedenti, con poche battute a disposizione. Poco incisivo al momento Kang, vedremo in seguito. Modok, sulla cui vera identità non possiamo fare spoiler, resta il personaggio grottesco che era nella serie tv, visibile su Disney +, e strappa qualcuno dei pochi sorrisi che il film riesce a suscitare.
Meno simpatica a questo giro Janet, affidata all’affascinante e carismatica Michelle Pfeiffer, irritante nella sua ostinazione a non confidarsi con i suoi cari, che invece di informazioni utili avrebbero assai bisogno. Kathryn Newton (Lady Bird, Piccole donne, Freaky) è Cassie, la ragazza piena di ideali che vede calpestati nel nostro mondo e per i quali invece è ben felice di lottare nell’altro. Probabilmente la ritroveremo come membro degli Young Avengers.
Michael Douglas rifulge come al solito, amato grande vecchio attore nel cuore di ogni cinefilo, nei panni del suo Hank Pym, ancora in ottima forma. La serie di film ha rappresentato l’occasione della vita per Paul Rudd, attore da commedie mediocri in cui era il belloccetto imbranato o l’amico strafatto, prediletto da Judd Apatow, il cui giro gli ha permesso di farsi conoscere ma in prodotti mai alle vette del box office. Ad un certo punto deve avere cambiato agente.
Con il film del 2015 era passato nel giro che conta, quello dove davvero si fanno i soldi, quello dei Super-eroi Marvel. Pensiamo alla serie tv Entourage e al suo protagonista Vince, anche Paul dai film indie o dalle commedie d’autore aveva spiccato il volo.
Per sua fortuna era finito nei panni di un eroe poco conosciuto, suscettibile di essere trasposto su grande schermo con libertà, privo di tutti quegli scontati dilemmi etico/moral/filosofico/esistenziali che hanno finito per appesantire i personaggi più noti. E così era stata pura azione, pura commedia, puro divertimento.
E misteriosamente Rudd aveva fatto meglio che in tutti i suoi film, più asciutto (e non solo fisicamente), più virile, meno imbranato, meno lezioso, più simpatico insomma. Qui sembra anche lui stretto dentro una sceneggiatura che privilegia l’azione rispetto alla commedia.
Ricordiamo che il libro che il suo personaggio Scott Lang pubblica nel film, dal titolo Look Out For The Little Guy, è realmente acquistabile in libreria e online. Alla regia torna Peyton Reed, in precedenza anche lui specialista di serie tv e commedie come Ragazze nel pallone, Abbasso l’amore, Ti odio, ti lascio, ti…, Yes Man.
Il film dura 125 minuti e bisogna restare in sala fino alla fine perché, come d’uso c’è una scena a metà dei titoli di coda, e una alla fine, unica in grado di strappare un wow alla platea, in quanto legata a un personaggio amatissimo. Se Kevin Feige fosse stato in sala si sarebbe dovuto fare una domanda.
Scheda tecnica
Regia: Peyton Reed
Cast: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Bill Murray, Michael Douglas, Kathryn Newton, Michelle Pfeiffer, Jonathan Majors
Distribuzione: Walt Disney Studios
Genere: azione, fantastico