Alien Romulus – Recensione

Con Alien: Romulus torna in una digressione narrativa la creatura più feroce e agghiacciante inventata dalla fantascienza.

È un agosto impegnativo, questo del 2024, che “osa” rimettere mano a due franchise diversamente storici, il tragico e romantico The Crow e il terrorizzante Alien, icona horror di insuperato fascino.

Eppure il 28 agosto uscirà nelle sale il nuovo The Crow (ne parleremo quando scadrà l’embargo) e adesso siamo qui per raccontare di Alien: Romulus, distribuito nei cinema da Disney quasi alla chetichella, come un avanzo di magazzino dell’acquisizione Fox.

Il film viene definito un “midquel”, in quanto si posiziona fra Alien (1979) e Aliens (1986), e narra eventi slegati dal filo narrativo della saga, evitando così di influenzare i sequel. Nono film del franchise, è diretto da Fede Álvarez (il remake del 2013 de La casa e il thriller Millennium – Quello che non uccide del 2018), che, rimasto per motivi anagrafici fuori dal filone narrativo precedente, deve essersi detto il famoso “e perché io no?”.

Produce Ridley Scott, padre putativo del personaggio in quanto regista del primo e indimenticabile film nel ’79. Facciamo conoscenza della giovane Rain, una vita a lavorare come una schiava nelle miniere di un pianeta devastato, per avere il diritto a trasferirsi in un luogo a dimensione più umana (Cailee Spaeney si misura con un personaggio diverso rispetto alla Priscilla del film con Jacob Elordi o la fotografa di Civil War).

Cailee Spaeney, David Jonsson

Un’umana e un “sintetico” ugualmente terrorizzati.

Rain vive e sopravvive insieme al suo “fratello” Andy, che fratello non è proprio, in quanto è un umanoide (un “sintetico”), un giovane uomo di grande bontà e civiltà, creato dal padre della ragazza per proteggerla e settato per compiere solo azioni mirate al benessere della sua pupilla.

Come le leggi di Asimov, questo dettaglio non mancherà di influire pesantemente sugli eventi successivi, perché le Intelligenze Artificiali perseguono fedelmente solo il fine su cui sono state mirate. Rain si lascia convincere da alcuni amici a partire per saccheggiare un’astronave abbandonata, scoperta a gravitare poco distante.

Quando vi sbarcano la trovano gigantesca, deserta (a una prima occhiata), inquietante. E già dall’incipit lo spettatore sa bene per quale motivo. Inutile dire che a bordo incroceranno il nemico più ciecamente feroce, che pure lui è settato solo in una direzione, la propria sopravvivenza e moltiplicazione.

Cailee Spaeney

L’incontro fatale, che tutto il pubblico brama.

E inutile aggiungere che, visto che sulla nave compare il marchio Weyland, ci saranno ulteriori sviluppi, nessuno favorevole agli ignari e imprudenti trasgressori. Alien: Romulus (che è il nome dell’astronave) mette in scena tanto del cosiddetto “fan service” per far ritrovare agli appassionati molti agganci con tutta la saga, comprese un paio di citazioni testuali.

Tutto già visto certo, ma riproposto all’interno di una storia elementare che trova un suo spazio nel filo narrativo complessivo. Abbiamo delle riserve sull’estetica dell’unico elemento nuovo, un ibrido che compare verso la fine (non che fosse granché nemmeno quello di La clonazione), mentre chi avesse amato facehug e xenomorfi qui ne avrà in quantità massiccia, con qualche primo piano ravvicinato come da manuale.

Gratitudine eterna a Hans Ruedi Giger per essersi inventato una simile creatura. Cui aveva cercato di fare invano concorrenza Predator, dal 1987 in poi, nonostante l’incrocio delle due specie nei due film Alien vs. Predator, ma senza mai arrivare a un risultato degno di nota.

Isabela Merced

Cosa si nasconderà nei lunghi corridoi di un’astronave abbandonata?

Gli attori si illudono, sperano, si spaventano, fanno piani, fuggono, urlano, combattono, muoiono (male), si comportano insomma in quel modo squisitamente irrazionale che fa parte dell’animo umano e dei film horror, dove si prendono sempre le decisioni sbagliate.

Tranne l’eroina, che ogni tanto ne imbrocca una buona. Come non manca di puntualizzare il “redivivo” quasi – Bishop, figura davvero assurta a simbolo della serie di film, anche e soprattutto dopo i due film di Scott, Prometeus e Covenant.

Era stato promesso un terzo capitolo, qui in Romulus il finale potrebbe dare adito a un sequel, chissà. Del resto non ci dispiace mai ritrovare Alien e famiglia, la cui lunga narrazione inizia con i fatti di Prometheus ambientato nel 2094, proseguendo con Covenant nel 2104, mentre il primo Alien si situava nel 2122, con Aliens e Alien 3 (2179)  in successione, sempre nel tempo di vita di Ripley. Romulus viene inserito 20 anni dopo Alien (quindi 2142 circa ) e La Clonazione saltava al 2379. Oggi noi, anno di grazia 2024, dopo tante tragiche avventure, sappiamo che l’umanità ha secoli davanti a sé, per urlare nello spazio senza che nessuno possa sentirla.

Scheda tecnica:

Regia: Fede Álvarez

Cast: Cailee Spaeney, David Jonsson, Isabela Merced, Archie Renaux, Spike Fearn, Aileen Wu

Distribuzione: The Walt Disney Company

Genere: horror, fantascienza


Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.