A Different Man racconta la storia di un uomo reso mostruoso da una malformazione, spezzato dal rifiuto e dallo scherno del mondo.
Edward è un giovane uomo che vive a New York, è una persona educata, gentile, mite. E’ afflitto da neurofibromatosi, malattia che gli ha provocato vaste escrescenze sul tessuto del volto, che si è così mostruosamente deformato, facendolo somigliare al famoso Elephant Man.
Ma sotto quella maschera orrenda, Edward è una persona normale, anzi migliore della media, è educato, discreto, gentile, e avrebbe voluto fare l’attore. Fuori il mondo è un posto orribile, la gente è cattiva, volgare, rumorosa, invadente, pericolosa, non lo lascia in pace con la curiosità morbosa che suscita inevitabilmente.
Edward vive con terrore, cerca di nascondersi, di farsi quasi invisibile, impresa ovviamente impossibile, e le occhiate, le risate, le battute stupide lo perseguitano, lo opprimono. Un giorno sul suo pianerottolo compare una ragazza, Ingrid, per lui una dea, alta, bella, sicura di sé, un’aspirante scrittrice, libera e indipendente.
Lei lo guarda con occhi diversi, gli parla, si relaziona con lui, che soffre la sua diversità ancora di più. Un giorno però il suo medico gli propone una sperimentazione con un nuovo farmaco, che potrebbe risolvere il suo problema (the substance?). Edward accetta. E tutto cambia.

Il buono, il brutto e il cattivo, a ruoli intercambiabili.
Quando lo ritroviamo, due anni dopo, irriconoscibile, è diventato un ricco agente immobiliare, un uomo di successo, ma dentro rimane l’essere vulnerato che è sempre stato. Non riconosciuto, ritrova Ingrid, che sta allestendo uno spettacolo Off Broadway proprio sulla loro storia e si propone come protagonista, mentre inizia finalmente una relazione con lei.
Ma sul campo plana un rivale, l’anche lui deforme Oswald (Adam Pearson, attore che realmente è afflitto da questa malattia), che non dovrebbe indossare una maschera per calarsi nel personaggio di Edward. Oswald è tutto ciò che Edward non è mai stato, è esuberante, sicuro di sé, cordiale e socievole, ricco di esperienza, colto, pieno di interessi e buon conversatore.
Uno che ha saputo compensare il suo aspetto impressionante con la piacevolezza della sua personalità, che pratica yoga all’aperto e canta sui palchi dei locali (francamente un po’ irritante). Edward assiste allibito al furto del suo ruolo. Come reagirà a queste ennesimo schiaffo del destino?

Quando due sono giovani e belli una relazione sembra inevitabile.
Perché lui non è mai stato accettato, anzi deriso e bullizzato, mentre Oswald è accolto a braccia aperte dalla società? Oppure i tempi sono cambiati e si mette in movimento l’ipocrisia politicamente corretta di chi lo intercetta e finge di apprezzarlo più del dovuto?
A patto di restare nel suo cerchio di conoscenze e lasciarsi scivolare addosso il resto del mondo, ignorandolo (se non guardi l’abisso, lui non ti guarderà). Forse che il mondo ci risponde in base non a come siamo ma a come ci poniamo? Se non ci sentiamo a nostro agio con noi stessi, potremo mai pretendere di essere apprezzati dagli altri?
Discorso interessante anche riguardo “diversità” ben meno marcate di quella di cui soffre Edward. È divertente pensare a Sebastain Stan (che con questo ruolo ha vinto un Golden Globe), che recita per un terzo del film con una maschera che lo rende deforme, mentre, diventato miracolosamente normale (bello quindi), indossa una maschera (quella del suo viso deformato) per avere il ruolo nella commedia della donna che ama.

La bella e la bestia, letteratura, luogo comune, politica correttezza, chi può dire.
Che intanto ci si interroga se sia lecito assumere per certi ruoli persone che abbiano davvero le deformità richieste dal personaggio o se sia accettabile assumerne di “normali” e poi truccarle. Pensiamo solamente alla polemica se sia giusto che un attore non gay o trans interpreti quel tipo di ruolo, fingendo una “diversità” che non gli appartiene.
Per un tetraplegico, ad esempio, sarebbe davvero complicato. Se un giorno sarà fatto un film su Michael J. Fox, che attore verrà ingaggiato? Uno per davvero con il Parkinson? Oggi prevale il diktat che un attore non possa interpretare un ruolo che non coincida con la sua vera natura, eppure questa è la funzione dell’attore, interpretare personaggi diversi da se stesso.
Sebastian Stan, dopo la fama conquistata con i film Marvel, ha cercato ruoli che lo allontanassero dai cine-fumetti come The Apprentice, Dumb Money, Sharper, Fresh e questo film e il premio ricevuto sanciscono la riuscita del suo intento. Renate Reinsve è diventata famosa con La persona peggiore del mondo.

Due facce e due personalità, meno distanti del previsto.
Adam Pearson era già insieme al regista Aaron Schimberg nel suo film Chained for Life del 2018, in cui trattava tematiche qui riprese e ampliate. Spassoso cameo di Michael Shannon. Avvolgente la colonna sonora elegantemente retrò di Umberto Smerilli.
Nel caso di Edward, sotto lo stato di carne che lo rendeva spaventosamente deforme, c’era un bel ragazzo gentile ma dall’animo irrimediabilmente ferito, perché nessuno pensava di accettarlo in quell’aspetto.
Così come i tanti che sono discriminati per un difetto o per la semplice diversità rispetto ai canoni correnti di bellezza, per i grassi, i vecchi, della cui anima, posta appena sotto lo strato superficiale che provoca rifiuto, non importa a nessuno, a meno che non riescano a imporsi ugualmente grazie ad altre qualità.

Storia estrema questa raccontata in A Different Man, scritta e diretta da Aaron Schimberg, in cui una presa in giro di un certo ambiente di intellettuali Off Broadway (che sarebbe piaciuta a Woody Allen) è la conferma che non si è voluto raccontare la lacrimosa cronaca di una vita massacrata ma lanciare una riflessione acida su temi oggi molto sentiti.
Il film, distribuito a monte da A24, garanzia sempre di prodotti degni di nota (in Italia è Lucky Red) ci potrebbe anche voler dire che dobbiamo imparare ad arrangiarci con quello che siamo, senza cercare di essere troppo diversi, sfruttando al meglio ciò che possiamo essere e dimenticando ciò che non siamo. Una vita sotto una maschera, qualunque maschera, è intollerabile e porterà al fallimento.
Scheda tecnica:
Regia: Aaron Schimberg
Cast: Sebastain Stan, Renate Reinsve, Adam Pearson, Michael Shannon
Distribuzione: Lucky Red
Genere: drammatico, commedia